26.4.06

La verità sulla resistenza partigiana

C'è una verità di cui siamo stati privati per decenni. Ce l'hanno tolta i libri di testo, i media, i poteri forti e persino i nostri avi. Oggi nemmeno i più spregiudicati organi di controinformazione hanno il coraggio di rivelarla, per timore dei danni che uno shock del genere potrebbe arrecarci.
Restano gli indizi disseminati qua e là a beneficio dell'italiano medio da esponenti della politica locale e nazionale. Costoro non possono dirlo FORTE E CHIARO, si tratta di pecore nere, sì, ma "tengono famiglia". Una loro parola metterebbe a rischio la propria vita e quella dei loro cari Così s'accontentano di soluzioni di comodo, lapsus, sgarbi e dimenticanze.

Invece io, piccola donna coraggiosa, ho deciso di mettere a repentaglio il mio cellulare, il mio beauty case, la mia collezione di vini californiani (tanto non li bevo) e persino quella di cartoline perché la verità vale qualsiasi sacrificio. Qui, su questo blog, mi accingo a illuminarvi e informarvi, a sollevare il velo di Maya una volta per tutte:

i partigiani non ci hanno liberato dal nazifascismo.

Ma, obietterete, i documenti, le testimonianze...
BALLE.

Le prime informazioni risalgono al 1941.
I Partigiani, un gruppo musicale della Bassa, si esibiscono nei più noti locali da ballo del Nord Italia.
La formazione è composta da quattro elementi, uno meno dei Genesis degli anni d'oro, uno in più delle Bananarama: Nino, voce e song writer, Dino alle percussioni, Gino alla chitarra e Al Bino al pianoforte.

Dopo anni di scoraggiante gavetta agguantano finalmente il successo e diventano i protagonisti indiscussi della scena musicale che va da Vigevano a Goro, passando per Zibello. Oltre che sulle solide qualità esecutive, possono contare su testi crudi e scioccanti, decisamente all'avanguardia e sul carisma di Nino, leader del gruppo che contende al chitarrista Gino la palma del più sexy de I Partigiani.

"Bella ciao", "Fischia il vento", "Siamo i ribelli della montagna" sono state tutte scritte da loro.
Orde di fans si riversano nei locali della Padania intera per ascoltarli dal vivo. Grazie al passaparola nasce un vero e proprio culto. I giovani d'allora, insoddisfatti della mussoliniana way of life, ne copiano il look e le espressioni gergali, s'ispirano al loro stile di vita, estremo e provocatorio.
L'identificazione dei fans con i loro beniamini è tale da portarli a definirsi partigiani (con la minuscola, però).

Alla fine della guerra il gruppo si scioglie: troppe le tensioni nei rapporti tra i musicisti, troppi gli eccessi che ne minano la credibilità artistica. Gino torna alla porcilaia di famiglia, Nino va a cercar fortuna negli States, Dino si reca a Cuba per perfezionarsi musicalmente. Nessuna notizia di Al Bino e forse, con un nome del genere, è stato meglio così.

Terminato il secondo conflitto mondiale la nascente e già stremata Italia democratica ha bisogno di un patrimonio comune di riferimento, da cui attingere. Un'Italia liberata soltanto da simpatici yankees costituirebbe un pessimo modello per i giovani del tempo e quelli degli anni a venire.
Si rende necessario inculcare nelle teste di quegli scioperati valori come patria, libertà, amore per l'uomo. Così alcuni membri della Costituente decidono di creare il mito, che entrerà a far parte del patrimonio di ricordi collettivo.

Memori dei lenti cheek to cheek con qualche giovane procace nelle fumose balere della Padania, degli acuti di Nino, dei virtuosismi di Gino, gli augusti padri della Costituente riprendono i testi de I Partigiani e ritagliano sulla loro immagine il mito dei partigiani che è giunto fino a noi.

L'imposizione di valori (in maniera artificiosa e forzata) non è l'unico scopo di quest'impresa. I cattolici ci tengono a rimarcare il proprio ruolo nella lotta al fascismo, ai socialisti preme esaltare l'impegno durante quegli anni e i comunisti hanno bisogno di una legittimazione democratica e politica. Le principali formazioni politiche dell'epoca si servono di questo restyling per consolidare la propria posizione in un paese disastrato e quasi mortalmente ferito. Senza il mito della resistenza partigiana non avrebbero potuto proclamarsi campioni della nascente democrazia.

Da allora storici, artisti, giornalisti e gente comune hanno lodato le gesta dei partigiani e tramandato la leggenda a figli e nipoti.

Ecco perché siamo grati, oggi, a quanti lottano contro quest'aberrazione, a chi rifiuta tenacemente questo sfacciato e impudente falso storico. Dobbiamo dire grazie al deputato Fabio Garagnani che diserta la cerimonia di commemorazione della Liberazione organizzata dalla Provincia di Bologna e dobbiamo essere ancor più riconoscenti a Marino Lorenzini, sindaco di Monghidoro, che ha deciso di non invitare l'Anpi alla celebrazione del 25 aprile e dichiara, da uomo impavido qual è:

Dal 1995 in poi l'Anpi nel mio Comune non è mai esistita. Ho saputo l'anno scorso che è stata ricostituita, ma questa loro protesta, per il fatto che non sono stati chiamati a deporre corone, mi sembra un modo poco elegante per inserirsi in una manifestazione nella quale non erano mai esistiti.

Per codesti uomini la verità viene prima di tutto e va portata avanti nonostante il blaterare di sinistronzi antistorici e antidemocratici. Il loro esempio deve guidarci in questi anni in cui il concetto di democrazia non viene afferrato correttamente da tutti.

Certo, abbiamo poi saputo che un parente di Lorenzini non aveva superato il provino per entrare ne I Partigiani, ma questa è un'altra storia...

21.4.06

Coming soon...

Desidero lenire l'angoscia di chi si è tormentato domandandosi che fine avessi fatto e distruggere la gioia di chi non sapeva dove fossi finita (e sperava,comprensibilmente, di non avere altre notizie su di me).

Sono in partenza e per qualche giorno ancora non avrò né il piacere di leggervi né la possibilità di aggiornare il blog come vorrei, ma prometto di ritornare qui mercoledì, ringalluzzita, rinvigorita dalla vista dei temerari che si faranno il bagno in mia vece e soprattutto dimentica delle sozzure che questo protogoverno sta allestendo per l'ammaestramento morale di tutti noi.

Stia tranquillo chi si preoccupa dell'alimentazione del mio gatto: avrà crocchette, bocconcini e gattine a sufficienza per questi quattro giorni!

A rileggerci.

14.4.06

Cuore di mamma

Venerdì pomeriggio, un'orgia di bonghi, maracas, noci di cocco e pappagalli brasiliani mi avverte che qualcuno sta cercando la sottoscritta al cellulare.

-Pronto?
-Silvia, tutto bene?
-Sì, mamma. Tutto bene, perché? Come mai stai ansimando, cosa c'è?
-Hai il televideo a portata di mano?
-Veramente no, ma provvedo subito. Cosa succede mamma? Mi fai preoccupare!
-Metti il televideo!!!
-Certo, ma ti va di spiegarmi?
-Bisogna che lo guardi. Devo sapere!
-Ma cosa? Smettila di tenermi in sospeso! Cos'è accaduto? Un incidente? Metto quello di TRC?
-No, Rai o Mediaset.
-Oddio, è una cosa grossa! Mamma, per favore...
-Devo saperlo, Silvia, devi dirmelo!
-Ma cosa? Ti rendi conto di quello che stai facendo?
-Mi è arrivato un messaggio sul cellulare, Chicchi.
- E allora?
-Il messaggio di Tim Spot by ANSA è chiaro: ci sono ottantamila schede contestate! Non hanno finito? Cos'è questa storia? Ottantamila?

Lungo e divertito sospiro di sollievo.

-Ma no! Qua non c'è niente! Tremaglia che contesta i voti all'estero e dice che è necessario ritornare alle urne!
-Allora le hanno contate tutte?
-Quelle contestate sì.
-Quante sono allora?
-5266.
-Davvero?
-Davvero.
-E come sono ripartite?
-2131 per la Camera e 3135 per il Senato.
-2131 la Camera?
-Sì e 3135 il Senato!
-2131 la Camera e 3135 il Senato... uhm... 2131 la Camera e 3135 il Senato... va bene torno a lavorare! Sapessi che spavento! Ciao Silvia!
-Ciao!


E' anche per questo che ti voglio bene, mamma.

12.4.06

Usciamo a sognare

Mettiamo che ti svegli una mattina con la voglia di abbandonare un paese indipendente dalla fede e schiavo della religione. Mettiamo pure che non ti riconosci nel Paese in cui abiti, ma non riesci a non concepire idee e proposte per guarirlo dalle croniche malattie di cui soffre.
Spegni la TV, chiudi il giornale e fingi di essere libero, per un attimo, di cambiare le cose, decidi di fare la differenza, di modifcare il presente e il futuro.
Allora vai sul tuo blog e dai libero sfogo alla fantasia ammaliante e talvolta dolorosa, dai forma al tuo mondo, quel mondo che sogni e non hai mai visto davvero.
E lì non ci sono brogli, conteggi, inciuci, poveri di spirito che ammirano i più furbi e genuflessi. Lì ci sei tu e chi segui con attenzione e affetto.

Stamattina voglio sognare con voi e ringraziarvi delle occasioni di riflessione e divertimento che mi offrite con i vostri weblog.
Lo faccio riprendendo un giochino che nella blogosfera non è più cool e vi anticipo che questo sarà, per qualche giorno, l'ultimo post che scriverò sulla politica interna.
Mai come in questi giorni ho bisogno di volgere lo sguardo altrove.
Lo debbo a me stessa e a chi mi circonda... soprattutto a me stessa, in verità: non ho mai sofferto di pressione alta e non vorrei iniziare proprio ora.

Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in me e nel mio progetto di governo.
La mole di lavoro è tale da spaventare chiunque, ma confido nella competenza dei miei ministri e sottosegretari, nell'amore per questo paese che accomuna voi elettori e me.


Un rapido sguardo ai provvedimenti che abbiamo intenzione di prendere:

1) ritiro dell'esercito dall'Iraq

2) riforma legge Biagi (più precari assumi, più ti succhiamo il sangue)

3) legge sul conflitto d'interessi

4) legge contro monopoli e cartelli, stabilimento di una reale ed effettiva concorrenza

5) incentivi alle giovani coppie e alle famiglie per l'acquisto della prima casa

6) abolizione legge fecondazione assistita

7) chiusura delle scuole private, abolizione dell'8 per mille.

8) istituzione di commissioni che controllino l'aumento ingiustificato dei prezzi. Chi sbaglia, paga e parecchio.

9) canone locatario obbligatorio per tutti

10) istituzione Patti Civili di Solidarietà

11) inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale

12) diritto di voto per gli stranieri residenti nel nostro Paese

13) aumento delle tasse per i redditi maggiori di 150 mila euro annui

14) snellimento della burocrazia

15) ripristino della vecchia legge sul falso in bilancio e inasprimento della stessa

16) lotta all'evasione fiscale

17) nuova politica energetica, niente nucleare

18) abolizione della riforma Moratti e del 3+2 all'Università

19) aumento fondi per la ricerca

20) lotta al lavoro nero e all'evasione fiscale



Presidente del Consiglio:

Undine (modestamente)

VicePresidenti del Consiglio:

Capemaster
Ed

Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio:

Massimo
Velenero


Portavoce della Presidenza del Consiglio:

Brunius


Ministri:

Affari esteri: Zed
Sottosegretario: Riccardo

Interno: Silvia (coadiuvata da Fa e SIM)
Sottosegretario: Fetish

Giustizia: Contevico
Sottosegretario: Morgan


Economia e Finanze: Supramonte
Sottosegretario: Dottor StranoWeb

Attività produttive: Mascia
Sottosegretario: Manuele

Istruzione, università e ricerca: Pib
Sottosegretario: Medo

Lavoro e politiche sociali: Valentina
Sottosegretario: Luci

Difesa: Nybras
Sottosegretario: Informatore

Politiche agricole e forestali: Dblk
Sottosegretario: Matteo P.

Ambiente e tutela del territorio: Vincenzo
Sottosegretario: Cilions

Infrastrutture e trasporti: Miss Quarrel
Sottosegretario: Montecristo

Salute: Artemisia
Sottosegretario: Munchhausen

Beni culturali:Calamar
Sottosegretario: Prof. Spalmalacqua

Comunicazioni: Rainbow sparks
Sottosegretario: Vladimir

Sviluppo morale del Paese: Fabio


Ministri senza portafoglio:


Affari regionali: Gidibao

Attuazione programma di governo: Rebelot

Funzione pubblica: Derbeer

Innovazione e tecnologie: Usbeck

Italiani nel mondo: Dr. e Ing.

Pari opportunità: Lovejoy

Politiche comunitarie: Matteo

Riforme istituzionali e devoluzione: Charlie

Rapporti con il Parlamento: Diderot

Sviluppo e coesione territoriale: Francesco


Inno ufficiale del governo: quello dell'Udeur, ma il testo lo riscriviamo daccapo.

11.4.06

Tu chiamali, se vuoi, brogli elettronici

I comunisti, i nemici della libertà, dell'Italia dell'amore, dei diritti, della famiglia, del Bene e persino dei cuccioli di panda allevati in cattività, sono stati gli unici ad auspicare un ritorno al voto. Gli unici, con una correttezza e un senso dello stato di cui non difettano, a dire in modo chiaro che un governo Prodi con un vantaggio così risicato non avrà il loro appoggio, interno o esterno che sia.

Significativo se si confronta quest'atteggiamento con l'osanna di Prodi e Fassino, che hanno avuto l'ardire di proclamarsi vincitori di queste elezioni. E' possibile governare con l'appoggio di tre-quattro senatori a vita? Questo sembra piuttosto un balzo all'indietro, un ritorno alla Prima Repubblica e al suo valzer di promesse e poltrone. Non è il centrosinistra in cui mi riconosco, non è quello per cui ho votato.

Significativo se si pensa a un Bonaiuti caimanesco che vuole ricontare le schede, perché ben 500 mila sono state annullate. E c'è da dire che Silvio non disdegna una nuova incoronazione, nonostante lo svantaggio alla Camera e il risicato vantaggio al Senato. In tal senso sta procedendo a un'interessante campagna acquisti presso Margherita e Udeur.

Ha vinto chi paventava il pericolo di brogli: così è stato nelle regioni con lo scrutinio elettronico e stupisce che il solerte Bonaiuti non parli di ricontrollare anche i voti in Piemonte e Lazio.

Hanno vinto i centristi dall'etica d'acciaio e la morale estremamente duttile, coloro che facevano il tifo per una Grande Coalizione. Come una soluzione politica di tal fatta possa andare incontro alla volontà degi elettori è un punto che i centristi pieghevoli dovranno spiegare a me e all'Italia spaccata in due. Come questa paralisi possa far bene al nostro Paese è un aspetto che mi auguro sia chiarito in modo altrettanto soddsfacente.
I centristi illuminati non hanno però riflettuto su una condizione necessaria per dar vita alla Grande Coalizione: l'uscita di scena di Berlusconi. Un governo d'unità nazionale non potrà essere realizzato se il Capo sarà ancora una volta il Premier che ha spaccato in due il Paese, o se si ripiegherà su Prodi. Perciò i leaders dovranno fare entrambi un passo indietro e consentitemi di dubitare dello spirito di sacrificio dei due candidati premier, della loro volontà di mettersi al servizio del Paese.

Ha vinto l'Italia acefala, l'Italia di chi sceglie altri 5 anni di malgoverno nella vana speranza di non pagare l'ICI. Chiediamoci quale grande insegnamento possiamo ricavare dalla sua esperienza, dalla sua lungimiranza, dalla sua concezione dello Stato e della Democrazia.
Domandiamoci che Italia è quella che si vergogna del proprio voto.
Non è la mia, amici miei.
Non è la mia.

Aggiornamento: qualcuno spieghi a Prodi che 158 meno 1 fa 157, non 159. Grazie.

6.4.06

Questo è un post multiuso: una tirata, una dichiarazione di voto, un lamento. Fatene quel che vi pare.

Pare che ad alcuni bloggers sia sgradito l'antiberlusconismo "manierato" di molti blog. Non -sia chiaro- per repentina simpatia nei confronti del Premier, ma perché urge trattare i "problemi del Paese". Un rinnovamento in materia di contenuti, secondo costoro, sarebbe necessario, meglio se accompagnato da uno sguardo diverso alla situazione della nostra Italia.

C'è chi ha espresso pacatamente questa critica e chi non ha esitato a bollare come teste vuote chi indulge al vizio.

L'antiberlusconismo di chi scrive è noto ai lettori pazienti (ma tanto pazienti) di questo blog. Aprendo questo spazio ho scelto di esprimermi su ciò che vedo, sento, capto, colgo nella vita italiana e nella mia piccola vita. Ho scelto di condividere riflessioni e irriflessioni, di farmi bacchettare quando è il caso (malgrado un ego facilmente infiammabile), di stabilire legami con persone che altrimenti non avrei mai conosciuto, persone che stimo e da cui posso imparare.

Non esito a palesare le mie posizioni nette ,quando non estreme, su ciò che credo di sapere e resto in attesa laddove non dispongo in modo immediato di elementi che mi consentano di approfondire ciò che conosco poco e male.

Un solo, unico, scintillante nonché bollito aggettivo riassume le mie vedute su politica interna ed estera, economia, ambiente, diritti civili e sociali: comunista.
Ho applicato qui ciò che il centrosinistra ha appreso al prezzo di ripetuti passi falsi ( qui da noi si chiamano "botte nei denti", ma tant'è...): l'individuazione dei punti in comune e il superamento delle differenze. Avrei forse potuto ribadire il mio comunismo da mane a sera, ma ho preferito uscire dal calduccio della mia tana e andare incontro agli altri. Solo il mio dovere, nulla di encomiabile.

L'antiberlusconismo è stato utile a noi bloggers di centrosinistra, ha stimolato un dialogo sereno tra di noi (dialogo che in condizioni diverse non si sarebbe sviluppato altrettanto agevolmente) e ci ha procurato diverse ore liete, perché il personaggio si presta come pochi al sarcasmo più feroce.

Ha comportato, però, due svantaggi di entità non lieve: il silenzio sulle contraddizioni del centrosinistra e, ben più grave, quello sui problemi del paese.
E' ciò che ha meritato ad alcuni il biasimo di bloggers genuini nel loro approccio a questo mezzo.

Doverose, a questo punto, un paio di precisazioni:

1) se, come ho ragione di credere, il centrosinistra vincerà le elezioni, il blogger di sinistra non potrà più servirsi dell'antiberlusconismo per motivare la monotematicità di certi posts. Potrà forse ricorrervi parlando della cura ricostituente cui il Paese sarà sottoposto e parodiando il ritornello a noi noto "è tutta colpa della sinistra", ma l'efficacia non andrà oltre.

2) la ragion d'essere dell'antiberlusconismo sta lì, nell'etimologia del termine. Quest'avversione che rasenta l'odio e spesso vi s'identifica non sarebbe esistita senza una simile anomalia sulla scena politica italiana e internazionale.

Noi siamo l'unico Paese al mondo (la Thailandia, forse, se n'è disfatta per sempre) ad avere eletto un magnate delle televisioni, della finanza, dell'editoria colluso con la mafia e con personaggi corrotti della Prima Repubblica per ben due volte. Sarà tedioso, ovvio, estenuante, ripetitivo, ma ciò non inficia la validità della mia affermazione: è semplicemente vero.

Berlusconi è il principale problema di questo paese, il fatto che abbia governato per migliorare la propria situazione ha aggravato i problemi già esistenti e ne ha creati altri, lascio a voi il piacere di elencarli, non dovrebbe esservi difficile.

Come comprendo e giustifico i bloggers che desiderano occuparsi dei problemi del Paese, così comprendo e giustifico chi biasima Berlusconi ritenendolo il capo del governo peggiore nel momento peggiore.

Sono atteggiamenti intellettuali distinti, ma complementari e spesso l'uno non esclude l'altro, anche se gli aut aut hanno un ché di stuzzicante per molti di noi.

Ora, secondo quel minimo di metodo che alcuni hanno dalla nascita e altri hanno acquisito per forza di cose, occorre risolvere il problema più urgente per dedicarsi agli altri.

Mi si dirà che la crisi economica del Paese ha un impatto maggiore sulle nostre vite rispetto all'attuale Capo del governo.

Sarei d'accordo se non fosse che chi ha avuto il potere per limitarne i danni e, eventualmente, porvi rimedio (fallendo con imprenditori, industriali, sindacati e cittadini) è quello stesso Berlusconi che l'ha ignorata e ha agito assecondando questa cecità. Perché? Non ne era capace e la causa non era di (per il) suo interesse.
Siamo all'impasse o, più volgarmente, al cane che si morde la coda.

Nonostante l'incompetenza, il conflitto d'interessi, il disprezzo per metà del Paese, Berlusconi è ancora lì. Non l'ho scelto come capo del Governo, ma mi arrogo il diritto di odiarlo per ciò che ci ha generosamente elargito e spero di potermi esprimere su questo come su altri argomenti.

Dall' 11 aprile -lo sappiamo- entrambi gli schieramenti dovranno ripensare in termini nuovi il Paese e se stessi. Una riorganizzazione s'impone e quest'impegno non potrà essere eluso o posticipato.

Dall'11 aprile noi cittadini di centrosinistra avremo (forse) un nemico in meno e competitori leali e rispettabili sul piano nazionale e internazionale. Avremo un centrosinistra riformista, una sinistra radicale (ma non kamikaze, o voto scheda bianca), un centro filo-ruiniano e una destra più vicina alla tradizione della destra europea e legalitaria.

Dall'11 aprile noi bloggers tireremo un brevssimo sospiro di sollievo.
Chi saprà guardare la realtà attraverso una lente diversa da quella dell'antiberlusconismo andrà avanti, mentre chi ne è schiavo avrà perduto idee e parole, dopo averlo coltivato per anni a scapito di tutto il resto.
Forse scoprirò di essere tra i primi, forse mi accorgerò di appartenere al gruppo dei secondi.
Non lo so, non m'interessa particolarmente: spero piuttosto di essere finalmente una cittadina un po' più rassegnata ai sacrifici che ci attendono.
Una cittadina un po' più fiera del proprio Paese.

4.4.06

Saggia e folle rassegnazione

Tutte le donne, con rare eccezioni, sono inclini allo sperpero. Perciò ogni patrimonio, ad eccezione dei rari casi in cui l'abbiano esse stesse acquistato, dovrebbe essere messo al sicuro dalla loro stoltezza.

Così Arthur Schopenhauer in quell'opera fondamentale, d'indiscusso valore divulgativo e filosofico che è "Parerga e Paralipomena".

Questo passaggio mi è tornato in mente alla notizia diffusa dall'Ansa due giorni fa' e ripresa da Indymedia Italia.

Un circuito di banche, nella città saudita di Medina, ha congelato i conti correnti di chi è senza carta d'identità e le donne, essendone ovviamente prive (in Arabia Saudita il loro nome compare soltanto sui documenti del marito), non possono ritirare denaro ricevere il proprio stipendio.

E' solo uno dei tanti soprusi che si verificano nell'esistenza di questi esseri umani di serie B. Un diritto elementare in una società come la nostra, viene altrove negato a donne come noi, vite senza nome.

Come può un individuo, privo di termini di paragone, valutare le dimensioni della tragedia che sta vivendo? Della quotidiana, sempiterna rinuncia allo struggimento, alla furia, al riposo, agli errori, alle vittorie? Alla vita?

Le donne musulmane, quelle che vivono in paesi particolarmente restii a concedere loro dei diritti essenziali, sono in grado di confrontare la loro "facile" esistenza con quella degli uomini, siano essi parenti o mariti.

Il loro nome sul documento di un padre, di un marito, di un fratello. I loro corpi taciturni, celati al mondo -fatti per accogliere una vita nuova,forse, ma sempre una vita amata- prestati a individui che le stimano né più né meno di un contentitore di sperma o di embrioni. In una società per cui sono e saranno ultime. Non seconde: ultime.

E quando il nulla cannibale si è saziato di quei tangibili e sofferenti fantasmi, quando il dolore è talmente intenso da divenire più efficace di un liberatorio anestetico, ecco il bivio: arrendersi alla non vita o morire.

Non esiste società in cui uomini discriminati decidano di cambiare sesso, ma esistono donne che abbandonano il proprio corpo -non vissuto come estraneo alla loro identità- per assomigliare al nemico e poter finalmente godere di quei privilegi proibiti.

Nella stessa Arabia Saudita in cui vengono congelati i conti di esseri umani privi di esistenza propria, ben 5 donne sono ricorse alla chirurgia per non subire più ulteriori discriminazioni, vivere in modo compiuto, lavorare, guidare una macchina, uscire di casa senza essere accompagnate.

La lotta per la conquista di quei diritti comuni, essenziali, è sembrata loro superflua, destinata all'insuccesso. Si sono arrese. Alla non vita hanno preferito la morte, il ripudio del loro corpo, l'annientamento del Sé.

Noialtre, da qui, non siamo autorizzate a condannare questa decisione grave, figlia della disperazione.
Dobbiamo, ripeto, DOBBIAMO, fare ciò che in alcuni paesi non è nemmeno consentito: dire no, opporre un sereno e pertinace rifiuto a chi parla della donna (e la tratta) come categoria, o le affibbia le etichette consuete: madre, puttana, carrierista, approfittatrice o angelicata...
No a chi rispolvera per comodità la litania dei luoghi comuni, soprattutto quando l'osservazione richiede una dolorosa e compromettente presa di coscienza, meglio, un'epifania.

L'ammetto: è un compito che preferiamo affidare ad altre. Noi siamo troppo impegnate a farci lo sgambetto, litigarci un babbeo o un posto di lavoro, invidiarci la linea ritrovata o smentire con veemenza chi ci accusa di femminismo.

Non saremo mai libere fino a quando un'altra come noi sarà costretta alla rinuncia della propria individualità, ad assicurare la discendenza all'oppressore mediante un corpo usato e asservito.
Dove siamo quando si tratta di difendere i diritti civili delle donne, noi pasciute e compiaciute femmine occidentali?

3.4.06

All'abbeveratoio

In questi giorni la mia sete di sondaggi è aumentata.
Dopo aver escluso a priori il servizio gentilmente offerto da Luigi Crespi (ora spin doctor di Bobo Craxi) a SOLO 1,80 euro al minuto, mi butto sui bookmakers presenti in rete.
Ci aveva già pensato Virtual Blog il 30 marzo, segnalando diversi siti di scommesse che vedevano Prodi vincitore su Berlusconi e io giungo -come sempre- in ritardo: Unibet, Betfair, Ciaobet sono stati oscurati dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato perché privi di concessione (non si accettano commenti sulla tempistica di questi provvedimenti, la dietrologia di sinistra è come la gramigna e le elettrici dei DS sono tutte racchie *).

Posso soltanto rinviarvi al post di Virtual Blog e pubblicare qui la quotazione di Sportingbet, l'unico sito scampato alla furia quanto mai opportuna dell'AAMS:

Romano Prodi 1,20
Silvio Berlusconi 4,00
Tutti gli altri candidati (?) 23,00



* Rocco Buttiglione, durante una manifestazione elettorale a Torino