8.9.06

Le pecore sono sempre in ritardo - Ievan Polkka

E così ci sono cascata anch'io.
L'ho scoperta per caso -era un successo finlandese 8/9 anni fa, ma noi si è aggiornati soltanto sulle prodezze musicali di Rihanna- e da ieri quel motivetto mi perseguita.

Posso forse accontentarmi di una dipendenza vissuta in solitudine?
No, naturalmente, perciò beccatevi l'animazione,




il testo originale ( e relativa traduzione inglese) e il live!


I casi di dipendenza sono numerosi e di discreta gravità, ma Ievan Polkka facilita anche l'approccio col gentil sesso.

Enjoy!

7.9.06

Where I lay my head is home

Sergio, diciamocelo: non si può dire che tu non ci abbia provato.
Sarebbe ingiusto nei confronti di un uomo come te, che non si è mai risparmiato nelle tante battaglie affrontate in questi anni.
Non dubito nemmeno che ti siano familiari termini come "onestà", "rispetto per gli elettori", "dirittura morale" e "coerenza". No.

Non mi è difficile immaginarti la sera, al termine della telefonata della buonanotte con questo o quel senatore della sezione Trusti e maneggi (o Tragatti e maneggi, se preferisci), sfogliare un corposo vocabolario della lingua italiana per cercare il significato di quei termini sopracitati e impararlo a memoria, magari con l'ausilio di un piccolo registratore o del pappagallo di casa.

E' che per la pratica di quei paroloni lì, Sergio, forse non ci sei portato.
E ti capisco.

Alle scuole medie ero una schiappa in pallavolo. Invano le mie compagne mi spiegavano come fare una schiacciata potente e d'effetto, come tenere le spalle. Invano cercavano di stimolare in me il gusto per la competizione, d'insegnarmi la concentrazione necessaria sul campo. Macché. Mi distraevo, colpivo male la palla, non riuscivo a detestare quelle della squadra avversaria.

Ecco perché non mi accoderò ai catto-comunisti di matrice massonica che protesteranno per la tua scelta. No, io ne resto fuori.

E se all'ignoranza dei termini di cui sopra aggiungiamo la tua dichiarata avversione per un'eventuale riforma della legge sul conflitto d'interessi (mai accanirsi su un malato di tracheite) o sul taglio alla Difesa fortemente voluto dalla sinistra radicale (un'accozzaglia di ipocriti pacifisti, per dirla alla Santanché), mi rafforzo nella convinzione che la strada da te scelta sia l'unica possibile.

Allora arrivederci, Sergio.
Vai a testa alta per il mondo, sfida il moralismo di questi conservatori di sinistra, afferma i tuoi valori e le tue idee.
Solo un consiglio, però. La testa: io troppo alta non la terrei.




Ps: mi scuso coi Metallica e i loro fans per aver sciupato il verso di una delle loro canzoni.
Chissà se Sergio la conosce!?

28.8.06

Scritto con il benestare di Alice

Ore 20:45.

Stiamo ritornando a casa da un provvidenziale (non trovo aggettivo più adatto) viaggio in Bretagna. Seduta accanto all'Anonimo Lettore sfoglio il corso di bretone appena acquistato e sto quasi per riflettere sulla questione delle minoranze linguistiche in Francia quando la scoperta del "Petit Dictionnaire des plus belles injures bretonnes" mi fa rimpiangere di non aver fatto un acquisto ardito.

Poi la sveglia.

-E il blog?- L'Anonimo Lettore la butta lì, con studiata noncuranza, ma sapendo quanto "Irriflessioni" sia stato importante per me e quanto grave sia stata (sempre per la sottoscritta) l'assenza da questo spazio.

Già, il blog.
Ci sono stati giorni in cui ho pensato seriamente di chiuderlo con un post stringato e definitivo, altri in cui sono stata tentata di cancellarlo. Basta un click, come cinguettano certi spot pubblicitari.
Sì, basta un solo click.

Nell'ultimo post scritto prima di questa lunga latitanza accennavo a un problema che richiedeva tempo e pazienza. Ho scelto di non attendere il primo e di disfarmi della seconda, di trasferirmi e cercare un nuovo lavoro, con conseguenti pellegrinaggi presso quei mercati di bestiame noti ai più come agenzie "interinali".

Dopo diverse settimane la casa c'è, mentre il lavoro (so bene di scioccare i lettori) stenta ad arrivare.
Le soddisfazioni, invece, non sono mancate.
Una donna in carriera ha esaminato il mio curriculum auspicando per me un futuro professionale brillante e proponendomi in seguito un contratto di 250 euro mensili.
Un giovane esperto di risorse umane ha vantato la solidità dell'azienda per cui lavora rivolgendosi principalmente alla mia t-shirt e un professionista giunto in ritardo all'appuntamento sul suo Cayenne ha lanciato alcuni pittoreschi anatemi sulle tombolate dell'ARCI e su quei vecchi ladri che le frequentano (lo giuro, il brav' uomo ha estratto Libero dalla sua ventiquattr'ore solo al termine del colloquio ).

A fronte di simili successi sul piano umano e della considerazione di cui godono il mio intelletto (la I è minuscola solamente a livello formale) e la mia preparazione, potevo abbandonare questa blogosfera che stupisce, stimola, fa sorridere e anche -qualche volta- parecchio incazzare? La blogosfera avrebbe certamente aprezzato una simile soluzione, ma incasserà con un sorriso indifferente.

Dunque rieccomi qui, senza l'ossessione del posting, senza il timore adolescenziale del "chissàcosapenserannoglialtrinontrovandoilblogaggiornatoossignore!", lentamente, riabituandomi a ciò che per qualche mese è stato naturale e fino a poco tempo fa deprimente e improbabile come il periodo appena trascorso.

Del resto lo dice anche un proverbio bretone:

Eur c'hoz louarn, ha ken dare Gweled eur yar c'hoaz a garre.

Una volpe testarda, per quanto vecchia sia, non può smettere di cacciare.

7.7.06

Buon pomeriggio a tutti, meglio, a quasi tutti.
Non posso infatti rivolgermi agli internauti che si servono di Mozilla Firefox perché, bontà di Blogger, non è possibile visualizzare il mio blog servendosi di quel browser. Tutti gli altri sono pregati di mandar loro i miei saluti e di distruggere la loro ultima speranza.

No, non ho deciso di chiudere il blog.
No, non sono fuggita con Gianluigi Paragone (anche se questo potrebbe costituire un buon motivo per scomparire e chiuderlo davvero, il blog).
No, non sono andata a portare il mio sostegno ai tassisti guerriglieri che temono di perdere il lavoro (gli stessi che sfamano le famiglie chiedendo 20 € per raggiungere la stazione Garibaldi da quella Centrale di Milano... del resto, che volete, la vita è cara e per i tassisti ancor di più!).

No.
In questi giorni ho preferito non postare perché non sarei stata in grado di lasciare la mia vita fuori da qui. Avrei scritto post monotematici e deprimenti, peggiori del solito, intendo. Invece avevo bisogno di salire sulla mia scialuppa di salvataggio, lasciarmi alle spalle l'angoscia di questi giorni e dimenticare, almeno per qualche ora, me stessa.
Si tratta di una situazione non disperata che può esser risolta soltanto con tempo e pazienza. E io non sono mai stata paziente, capace di attendere e rivolgere la mia attenzione a un nemico diverso da quello che avevo di fronte. Per me il pensiero deve tradursi in azione e se le circostanze me lo impediscono, l'impazienza diviene impotenza e la collera si tramuta in rancore.

Così ho fumato tante sigarette, bevuto diversi caffé e parlato a lungo con l'Anonimo Lettore, una di quelle rare persone che sa conciliare tenerezza e concretezza in modo naturale. Seguito a sentirmi impotente perché costretta all'attesa, ma questa è diventata più sopportabile e posso ritornare a sorridere.

Grazie a tutti e, Alice permettendo, tornerò presto a leggervi e scrivere qui.

26.6.06

Un commento a caldo




Tutte le Costituzioni sono perfettibili e la nostra dovrà essere oggetto di riflessione da parte di entrambe le coalizioni. Superati i furori senili alla Cicchitto (più di una volta, durante lo Speciale del Tg3, ha messo la Berlinguer in seria difficoltà), come cittadini e teste pensanti dobbiamo augurarci l'avvio di un confronto serio e costruttivo.
Ancora: l'Italia non è spaccata. Ce lo sentiremo ripetere ad libitum sfumando, sino a quando il ricordo di questo referendum confermativo non sarà svanito, ma non essendo il nostro Paese suddiviso in quattro-regioni-quattro, Lombardia e Veneto restano le sole regioni a preferire ostinatamente le scorciatoie populistiche consigliate dai Celti de noantri, i nostri carismatici leaders padani.


Nel frattempo, in questo afoso lunedì pomeriggio, giungono le sagge parole di Francesco Speroni che hanno il merito di mitigare la preoccupazione per le sorti della Nazionale di calcio: Gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo. Perché non vuole essere moderna e hanno vinto quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri.

Ecco, le dichiarazioni di un uomo che ha avuto -per qualche tempo- assistenti del calibro di Franco e Riccardo Bossi (rispettivamente figlio e fratello del Senatur) hanno il potere di rafforzare la mia precaria autostima e di farmi sentire meglio. Non quanto un condizionatore d'aria, l'ammetto, ma quasi.

20.6.06

I poteri del nocino...

Uno dei mali che di fatto annulla i vantaggi del suffragio universale ed è strettamente legato alla partecipazione -scarsa- dei cittadini alla vita politica del nostro Paese è il voto acritico.
Non è mera prerogativa di quell'elettorato indeciso e teledipendente cui vien fatto di pensare, ma anche e soprattutto di quello che vota, anno dopo anno, sempre per la stessa coalizione e lo stesso partito.

La mia Emilia è "rossa" per antonomasia.
Qui il centrosinistra si afferma con percentuali "bulgare", specialmente nelle province di Reggio Emilia, Modena e Ferrara (terre notoriamente improduttive, per dirla con il mio amato omonimo).

In Emilia i DS sono il primo partito, si fa il tour per le feste dell'Unità alla ricerca del fritto misto migliore, si detesta il centrodestra a prescindere e un po' di nocino (con l'aggiunta del ricordo degli ultimi cinque anni) aiuta a digerire con fatica persino Romano Prodi.

Qui il voto acritico e cieco, almeno per la maggior parte dei miei conterranei, è di casa.
La prova?
In occasione di consultazioni che trattano questioni costituzionali o di etica, l'elettorato tradizionalmente rosso sbanda. La pigrizia gli vieta d'informarsi e il rosso emiliano si reca alle urne forte della propria ignoranza e di qualche minuto di approfondimento su "Porta a porta".
Pare di vederlo davanti alla scheda elettorale, il povero diessino reggiano. Incerto, smarrito, senza simboli che gli sono familiari, senza la Quercia di riferimento, solo davanti a due caselle, quasi costretto a scegliere tra il SI e il NO.
Cosa fare?

Sabato mattina, Piazza Martiri a Carpi.
Sotto il lungo portico hanno preso posto i comitati a favore del SI e del NO al referendum del 25 e 26 giugno. Si distribuiscono opuscoli e volantini ai carpigiani intontiti dal caldo e dalla confusione e tra questi ci sono anch'io, accompagnata da E., un'amica diessina con solida tradizione comunista alle spalle.
Un membro del comitato per il NO si avvicina alla mia amica, le tende un opuscolo e lei, rossa di collera, lo respinge con violenza e si avvia a testa bassa verso la vetrina più vicina.

-Tutto bene?
-Mica tanto!
-Perché?
-E me lo domandi? "Quelli"
(chi? una loggia massonica? una baby gang?) vogliono che io voti NO al referendum! Ma scherziamo?
-Uhm...
-Finalmente avremo meno parlamentari e qualche soldino di più in tasca e "quelli" dicono che bisogna votare NO? Fossi matta!



Ecco perché evito accuratamente di parlare di politica con buona parte dei miei amici (sono ancora giovane e mi auguro di vivere a lungo, possibilmente senza farmi venire un embolo o un colpo apoplettico)... ed ecco perché ritengo il suffragio universale la conquista di civiltà più sprecata dalla nostra specie.

14.6.06

I tortellini di San Gimignano

Non appena le circostanze me lo permettono mi piace recarmi nella provincia di Siena. Lì tutto, dai campi coltivati ai bassi vigneti, dalle tradizioni locali alla ricchezza artistica dei borghi, sa trasmettermi una sensazione di benessere, riconciliandomi con la perfetta imperfezione degli uomini e delle cose.
Il Senese è il territorio in cui vivrei e il fatto che ciò non sia possibile me lo rende ancora più caro.
A Siena come a Montalcino, mi sento a casa. Una casa concepita dalla saggezza della natura e dalla tenacia degli uomini. E nonostante il legame con quella terra non sia recente, mi capita ancora di entusiasmarmi alla vista della terra rossa in modo quasi infantile.
Entusiasmo condiviso dalle centinaia di migliaia di turisti che, ogni anno, giungono in questi luoghi, attratti dalla bellezza dei borghi medievali e dal paesaggio circostante.

Ora l'amministrazione di San Gimignano ha deciso di puntare a un turismo d'élite, non disdegnando un'introduzione del numero chiuso. Il piccolo borgo è sovraffollato, non resterebbe che regolare e limitare l'accesso al centro storico.

Non è un bello spettacolo quando si vedono cento pullman al giorno. Noi vogliamo accogliere tutti, ma soffriamo del fatto che la gente spesso sta per poche ore e poi se ne va- dichiara il sindaco di San Gimignano.

E l'assessore alla viabilità aggiunge:
Ciò che intendiamo fare è invitare i turisti a differenziare le loro presenze per evitare il sovraffollamento. Questo comporterebbe meno disagi per chi viene e una migliore vivibilità per gli abitanti. Vorremmo inoltre sensibilizzare i tour operator a organizzare le visite a San Gimignano non solo nel periodo da aprile a settembre



Lo scorso fine settimana mi trovavo, casualmente, a San Gimignano.
La località, a una ventina di chilometri da Siena, vicina alla superstrada che collega Firenze alla città del Palio, non lontana da Volterra e Certaldo, è il punto di partenza ideale per visitare la zona, principalmente per quei turisti che dispongono di tre o quattro giorni di ferie e possono godere solo per poco tempo della bellezza del luogo.
Le vie principali (Via di S. Matteo e di San Giovanni) sono percorse da comitive americane o tranquille famigliole francesi, attirate dalla Collegiata, le case-torre, Piazza del Duomo, Palazzo del Popolo.
Dalle vetrine giunge il richiamo delle salse per crostini e delle bottiglie di Vernaccia, ma non sono le sole: ecco, orrore!, variopinte confezioni di pasta barese e perfino l'Aceto Balsamico (industriale, ma nonostante la legge in vigore i produttori preferiscono non scriverlo) di Modena!

E allora domando: non è la stessa offerta turistica ( nel campo della ricezione e della ristorazione), culturale e commerciale di San Gimignano la principale causa del cosiddetto decadimento del centro storico?
Con luoghi d'arte chiusi al pubblico per restauro o dagli orari scomodi per i visitatori?
Con scadenti Bed and breakfast a non meno di 100 € per notte?
Con falsi agriturismi e ristoranti "tipici" nei cui menu figurano, senza alcuna vergogna , gli spaghetti alla Bolognese e le lasagne al forno?

Se l'offerta turistica fosse migliore, ci sarebbe senza dubbio anche un turismo d'élite.
Se chi opera nel settore puntasse alla qualità e rinunciasse a proposte tradizionali solo in apparenza (di autentico c'è soltanto la tariffa, sempre troppo alta), la selezione della domanda avverrebbe naturalmente.

Sono considerazioni valide – con alcune differenze- per altre importanti realtà turistiche italiane.
Le giunte comunali e gli enti locali del turismo si lagnano, temo, di situazioni cui hanno contribuito più o meno direttamente . Delle due l'una: o si ripensa in termini diversi l'offerta turistica, concependo in modo nuovo il rapporto del visitatore con la località "di villeggiatura", valorizzando i centri storici e artistici, o si accetta di vivere in borghi contraffatti, con tanto di turista mordi e fuggi che ripartirà dopo aver acquistato – se va bene- l'ultimo inutile vino industriale, l'ultimo sgradevole soprammobile in alabastro.


Per la concentrazione di turisti nei mesi primaverili ed estivi non ho soluzioni da suggerire.
Fino a quando l'homo sapiens sapiens non preferirà villeggiare a una temperatura di dieci gradi sottozero, le giunte comunali ed enti del turismo saranno tenuti a tollerare le altrui debolezze. Del resto il genere umano non è nuovo a rapidi mutamenti biologici. Nell'attesa potrebbero sedersi davanti a un piatto di tortellini con la panna all'ombra di un pergolato in un affollato borgo toscano. E chissà... il pasto potrebbe rivelarsi addirittura piacevole.

8.6.06

Il test di Meme

Il buon Gidibao ha invitato anche me a partecipare al Test di Meme, l'ultimo e "trendissimo" giochino blogosferico. Potevo rifiutarmi?
In previsione del post che sarà pubblicato domani, ecco a voi un po' di leggerezza!


Domanda: Prendete il libro più vicino a voi e aprite alla pagina 18. Cosa c’è scritto alla 4a riga?
Risposta: Literatura viva è aquela em que o artista insuflou a sua própria vida e, por isso mesmo, passa a viver de vida própria (...)

D. Qual è l’ultima cosa che avete visto alla televisione? R. la rassegna stampa di Omnibus.

D. Senza guardare indovinate che ore sono:
R. 10:15

D. Adesso verificate che ore sono veramente:
R. 10:22 (noi comunisti vogliamo riportare indietro le lancette del progesso)

D. Oltre al rumore del vostro computer che altri rumori sentite?
R. Il cinguettio delle rondini e la macchina tagliaerba in giardino.

D. L’ultima volta che siete usciti che cosa avete fatto?
R. Ho acquistato un pacchetto di sigarette.

D. Prima di cominciare questo questionario che cosa stavate guardando?
R. Stavo parlando col tecnico di Alice Adsl.

D. Cosa state indossando in questo momento?
R. Una maglia grigia con scollo a V e un paio di jeans.

D. Avete sognato la notte scorsa?
R. Sì, ma raramente ricordo i miei sogni.

D. Quando avete riso per l’ultima volta?
R. :Ieri sera.

D. Cosa c’è sulle pareti della stanza in cui vi trovate in questo momento?
R. Una veduta di Siena, una foto dell'Alhambra e un quadro ispirato alla battaglia di Trafalgar.

D. Avete visto qualcosa di strano oggi?
R. Un template abbastanza bizzarro.

D. Cosa pensate di questo questionario?
R. Di certo è divertente per chi lo compila.

D. Qual’è l’ultimo film che avete visto?
R. “Buongiorno Notte” di M. Bellocchio (ieri in TV).

D. Se diventassi multimiliardario stasera cosa faresti per prima cosa?
R. Comprerei una casa nuova dove abitare con l'Anonimo Lettore.

D. Racconta qualche cosa di te che non sappiamo ancora:
R. Vorrei sottopormi all'ipnosi regressiva.

D. Cosa cambieresti?
R. Non c'è abbastanza spazio per scrivere tutto ciò che cambierei. Mi piacerebbe smetterla di giudicarmi e accettare i miei difetti.

D. Ti piace ballare?
R. Sì! Soprattutto salsa e bachata.

D. George Bush?
R. E' un assassino.

D. Quale sarà il nome del tuo primo figlio nel caso fosse una femmina?
R. Marianna.

D. Quale sarà il nome del vostro primo figlio nel caso fosse maschio?
R. Carlo o Sebastiano.

D. Avete già sognato di vivere all’estero?
R. Sì, in Andalusia.

D. Cosa vorreste che Dio vi dicesse quando varcherete la soglia del paradiso?
R. Mi basterebbe riuscire a varcarla, quella soglia!

D. Quali sono le altre 4 persone che dovrebbero fare questo questionario sul loro blog?
R. A voi la scelta, amici bloggers!

7.6.06

Vagabondo che non sono altro...

Gli osservatori della vita politica italiana avevano previsto le difficoltà che avrebbe incontrato l'Unione nelle nomine delle Commissioni al Senato, dove sappiamo che il margine di vantaggio della maggioranza di governo è effettivamente ristretto.

Nei momenti difficili, si dice, sono i più forti ad indicare la via o a tracciarne una da percorrere soli soletti sino al prossimo eventuale incontro con il migliore offerente.

Chissà se l'immagine dell'uomo carismatico e temprato dalla sofferenza -l'uomo che, faticosamente, cambia idea con più rapidità della cravatta- si applica al senatore Sergio De Gregorio (IdV).


Il dabben uomo è stato eletto stamattina Presidente della Commissione Difesa del Senato grazie ai voti della Cdl (13), battendo quindi l'altra candidata, la senatrice di PRC Lidia Menapace (donna dalle idee scandalosamente pacifiste).

La storia personale di questo servitore dello Stato democraticamente eletto è invero di una tragicità che si ritrova soltanto nelle pellicole interpretate da Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari.



Ripercorriamola assieme, muniti dei doverosi, irrinunciabili Kleenex.


Inizia giovanissimo la propria carriera di giornalista presso il Paese Sera, in seguito collabora con programmi televisivi della Rai e del Biscione. Durante una estenuante settimana di vacanza su una nave da crociera nel Mediterraneo (1995), ha la fortuna di riconoscere tra i passeggeri Tommaso Buscetta e riesce a realizzare lo scoop per il settimanale Oggi.

Ma comprendiamo che è poca cosa per un uomo con le qualità che De Gregorio possiede e negli ultimi anni la sua esistenza ha seguito il filo di un vagabondaggio ansioso, di un eclettismo mai vissuto appieno , di una sete di conoscenza mai placata.
Il Senatore dell'IdV percorre senza meta il globo intero, alla ricerca di una causa cui dedicarsi: diventa direttore di Ideazione, intervista Craxi ad Hammamet, favorisce la rinascita del Festival della Canzone di Napoli (trasmesso regolarmente su Rete 4), amministra la società che si occupa dell'inserto campano de "Il giornale" durante la direzione di Feltri, ha tempo per diventare direttore editoriale dell' Avanti e persino per fondare "Italiani nel mondo" associazione che ha lo scopo di promuovere il made in Italy in ogni dove.

Alle ultime elezioni regionali la sua straziante mancanza di punti di riferimento si rivela nel modo più drammatico: De Gregorio si è presentato con la propria lista "Italiani nel mondo", l'ha abbandonata, ha scelto Forza Italia, ha abbandonato anche quella e ha trovato finalmente conforto presso l'accogliente scudo crociato della DC di Rotondi. La penultima tappa del suo travagliato percorso esistenziale è la direzione editoriale de "L'Italia dei Valori".

E l'ultima?

La notte scorsa l'inquieto senatore De Gregorio ha risposto al telefono. Dall'altra parte c'è un uomo che esercita un forte ascendente sui compagni di partito: Renato Schifani. Non conosciamo le parole esatte che il capogruppo di FI al Senato ha rivolto a quell'uomo assetato di certezze, nella fresca notte romana, ma sappiamo che ha detto sì, che da uomo coraggioso è andato ancora una volta incontro al destino.

Fino alla prossima telefonata?




Nota: le mie più sincere scuse ad Alberto Salerno, l'autore di "Vagabondo" .
Nota 2: mi offro come talent scout per L'Italia dei Valori.

6.6.06

Domani è un altro post




Fuga d'amore a Lerici, abbandonando la pioggia antipatica e i capricci (non meno antipatici) degli altri. Dedicare il mio tempo all'Anonimo Lettore: labile e perfetta felicità.

Da domani si ricomincia, con meno melassa.

31.5.06

Enzo Biagi e Lady Bertram

Da brava laureanda in lingue con indirizzo linguistico-glottodidattico, non posso che amare tutto ciò che concerne il linguaggio, immergermi nella langue e aggrapparmi con forza alla parole, interessarmi all'etimologia di un termine, tentare di svelare i più subdoli trucchi di manipolazione linguistica.

Ecco perché trovo singolarmente spassose le circostanze che mi portano a tradurre in italiano comprensibile una vignetta di satira o la dichiarazione di una delle migliori firme del giornalismo italiano.

Pur essendo bolognese (dunque incline a servirsi di una S alveolare molto simile alla SC di scienza) Enzo Biagi non ha difficoltà a comunicare efficacemente nella propria lingua madre.
Questo il suo commento alla vittoria di Letty Moratti alle comunali di Milano:

Il modello del ricco e potente resiste nella città dei dané. La vittoria della Moratti è la vittoria dei padroni. E dimostra anche che la macchina elettorale funziona meglio a destra che a sinistra. Un tempo le signore si dedicavano al ricamo, la signora Letizia ha scelto la politica.

E le sciure milanesi lo hanno "zittito".
Da destra a sinistra, passando per quella che è diventata Ombretta Colli, lo sdegno è unanime: un vecchio maschilista, un uomo che non appartiene al nostro tempo, un povero ottantacinquenne e ad libitum sfumando...


Non una di queste eleganti (e si suppone) impegnate signore si è sentita offesa dalla prima parte della dichiarazione. Votare per il padrone incompetente e interessato, sfacciatamente clerofilo, ma danaroso è, a loro avviso, meno grave della passione per il ricamo.

Biagi non ha voluto emettere un giudizio negativo sul genere sessuale cui appartiene la Moratti, attaccare donne che fanno politica, ma criticare (nel merito) la ricca e borghese Letizia che si dedica a quest'attività come avrebbe fatto l'austeniana Lady Bertram di "Mansfield Park":

Era una donna che, -vestita con cura,- passava le sue giornate seduta sul divano con un lungo lavoro di cucito non utile e non bello; pensava più al suo cane che ai suoi bambini, coi quali però era indulgente, quando non gliene derivava un incomodo; (...)

Oggi diverse benestanti signore prediligono la politica per una serie di motivazioni tra le quali la sottoscritta dubita d'individuare l'unica davvero valida: rendere un servizio a TUTTI i propri concittadini. Non si spiegano altrimenti l'improvvisa guarigione del padre di Letizia Moratti, le polemiche, le scelte del neo sindaco che hanno definitivamente finito una PUBBLICA istruzione già in agonia.


E questo, a prescindere dalle esternazioni di quell'emiliano misogino e narrow minded noto col nome di Enzo Biagi, è un buon segno: significa che noi donne siamo, finalmente sulla via della parità.

25.5.06

E l'azienda censurò il blog...

La Trenkwalder è un'azienda modenese di lavoro interinale e conta, sul territorio nazionale, una cinquantina di dipendenti.
Nei giorni scorsi ha conseguito un importante risultato, quello che ogni impresa, ragionevolmente, si augura di raggiungere: far parlare di sé.

Come ci è riuscita?

All'inizio del mese di maggio la Trenkwalder ha licenziato cinque dipendenti (in esubero, secondo l'azienda). In tempi di crisi, ribatteranno i soliti individualisti capaci tutt'al più di solidarizzare col proprio animale domestico, è ormai prassi comune.

Sbagliato.
I dati in possesso della Trenkwalder, illustrati al sindacato e alla RSA nel marzo di quest'anno, prospettavano una crescita del 50% nel primo trimestre. Dati di un'azienda sana e in buone condizioni, dati talmente positivi da indurre all'apertura di nuove filiali.

Ancora: i cinque dipendenti in esubero sono stati licenziati senza preavviso e l'azienda ha accuratamente dimenticato d'informare il sindacato dei licenziamenti (come prevede la legge).

Volendo poi approfondire la questione e informarsi sul profilo dei neolicenziati, arriva qualche dato interessante e che vale la pena riportare in questa sede.

Perché non di licenziati si dovrà parlare, bensì di licenziate.
E del gruppetto di lavoratrici in esubero fanno parte -i casi della vita!- una donna incinta, una dipendente gravemente malata e una Rappresentante dei Lavoratori alla Sicurezza.
Non basta: non è solo il genere sessuale a unire questi dipendenti riottosi e piantagrane, ma anche l'iscrizione alla Filcams Cgil.

I lavoratori della Trenkwalder, alla luce del grave atto di rappresaglia antisindacale e misogina perpetrato ai danni delle cinque ex colleghe, hanno deciso di aprire un blog per far sentire la propria voce e reagire a questa palese e indifendibile iniquità (loro la definiscono "un'assemblea virtuale permanente"), ma da due giorni il blog è stato bandito e censurato dai PC dell'azienda.

Protestare democraticamente contro una ditta che licenzia per siffatte ragioni non è consentito. E il grave "torto" dei lavoratori rimasti è stato quello di render nota la vicenda a quotidiani e canali televisivi locali.

L'unico successo raggiunto dai dipendenti della Trenkwalder è il reintegro della collega incinta, ma la battaglia è ben lungi dall'esser vinta.
Resta la mia amarezza di donna e cittadina di questo Paese.
Un Paese entusiasta della scelta coraggiosa di una futura mamma, ma che fa poco per garantire il diritto alla salute, alla famiglia, al lavoro e alla sicurezza di tutte le donne, mamme e non.

23.5.06

Mediavideo di ieri intitolava:
Non si fermano gli sbarchi di clandestini a Lampedusa.





Si coglie un certo dispetto, un'indignazione malcelata da parte di chi si è occupato dei titoli delle pagine di Mediavideo.

A prescindere dal rapporto di stima che lega i giornalisti di Mediavideo ai lettori (i primi ritengono i secondi incapaci di discernimento, i secondi ammirano la professionalità alla "Studio Aperto" dei primi), il titolo stesso manca di coerenza.

A mio avviso sarebbe stato più corretto scrivere:

nonostante tutti i provvedimenti presi per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, gli sbarchi a Lampedusa non conoscono sosta.

E invece, anziché renderci nota la situazione del Centro d'accoglienza dell'isola (1000 persone per 180 posti), si preferisce accentuare quel "Non si fermano" volutamente privo della necessaria preposizione con valore avversativo.
Di qui l'immagine di feroci individui somali, eritrei, nigeriani -i mostri che popolano il nostro immaginario retropadano- armati delle peggiori intenzioni, pronti a scollarci dalla sedia e a rubarci il telecomando durante la lettura di Mediavideo.

Nossignori, non si fermano.
Non ne vogliono sapere.


Che fare allora con questi clandestini indisponenti?
Con questi folli che pretendono di abbandonare il proprio paese per il ricco occidente e sfidano la sorte e il clima quasi estivo per attraversare in gommone (hanno persino i posti a sedere!) il Mediterraneo?

Li si butta a mare? Troppo banale.
Li s'impiega per un reality show prodotto dalla Magnolia? Share a picco.
Li si manda a cambiare i pannoloni dei senatori a vita o di Feltri (che ne parla quasi con cognizione di causa)? No, oggi nessuno fa niente per niente.
Li si accoppa (perché "uccidere" suona troppo poco brutale) per venderne gli organi? No, già visto.

Qualche stolto consiglierà di riflettere a lungo sul diritto di ogni essere umano a un'esistenza dignitosa, in special modo in un'epoca come questa caratterizzata da un' inarrestabile flusso di idee, merci e denaro... ma l'opinione dei poveri di spirito, ai più, non interessa.


Peccato per il declino dei reality show...mi sarebbe piaciuto vedere i clandestini firmare autografi da Costanzo.

19.5.06

Consulenti sentimentali: un invito a cambiare occupazione

Noi fanciulle -tradizionalmente- siamo solite parlare di questioni sentimentali, problemi sentimentali, dilemmi sentimentali, crisi sentimentali e tutto quanto attiene alla sfera sentimentale, appunto. Conciliaboli di dubbia utilità sia per la questuante (colei che necessita disperatamente di una consulenza) che per la terapeuta improvvisata.
La questuante, ottenuta la sua predica quotidiana (solitamente dopo la colazione e una pessima nottata), dirà che sì, la sua amica ha proprio ragione (Sì ! Hai proprio ragione! È così!), che ha centrato il punto (Brava! Hai centrato il punto!), per poi tornare giulivamente a sbagliare e scambiare lucciole per lanterne.
La terapeuta improvvisata (e non retribuita) dopo aver cercato di contenere il proprio nervosismo, esploderà al termine della consulenza e si domanderà ancora una volta quale sia l'insano piacere provato dalla consorella in quella disciplina sportiva chiamata caccia alla volpe. Disciplina che si distingue da quella inglese per un unico particolare: lo scambio di ruoli. Infatti la volpe, dopo essere stata acchiappata, diviene cacciatrice.

L'unica certezza ricavata da alcuni anni di esperienze sentimentali (e conseguenti fregature) è che ciascuno di noi si trova accanto la persona di cui ha bisogno in quel momento. La sola utile alla nostra evoluzione emotiva e spirituale.

Ecco perché noi fanciulle i veri uomini li si scansa per praticare la caccia alla volpe.
Gli Uomini, quelli con la U maiuscola, non rientrano nel nostro percorso di crescita personale. Siamo in posizione miseramente arretrata rispetto a loro.

Non è seccante avere a che fare con un ragazzo intelligente, sensibile, divertente, (perché no?) passionale, maturo abbastanza da rispettare i nostri spazi, le nostre amicizie,da telefonarci all'ora concordata, da starci vicino esattamente quando noi ne avremmo bisogno?
Maturo al punto da poter rischiare seriamente di dare e ricevere amore?
Senza pippe mentali, dubbi esistenziali, ex che gli hanno spezzato il cuore, traumi infantili come quella volta alle elementari quando giocava a Strega Comanda Colori e nessuno aveva indovinato il colore da lui scelto, il giallo ocra del Sahara?

Prendiamo A., venticinque anni.
Castano, occhi azzurri, brillante, romantico, sportivo, tanti interessi personali.

Le questuanti: Ha un brutto taglio di capelli.
E' troppo giocherellone, dunque poco serio.
E' un così caro ragazzo, ma...non voglio rovinare l'amicizia che c'è tra noi.


Prendiamo allora B., venticinque anni.
Biondo, elegante, brillante, romantico, sportivo, tanti interessi personali.

Le questuanti: Sarà sportivo, sì, ma è più sottile di un'acciuga.
Se lo abbraccio e gli rompo una costola?
Pesante, pesante!
Come si fa a regalare una rosa al quattordicesimo appuntamento?


E se prendessimo R.?
Venticinque anni, capelli chiari, longilineo, brillante, romantico, sportivo, tanti interessi personali.

Le questuanti: Mi fa paura.
Quando ride gli ride tutta la faccia.
Non ha muscoli.
Ha le mani piccole.

Noi questuanti (e mi ci metto anch'io, pur essendo uscita dalla categoria anni fa') gli Uomini li si stronca tout court. Meglio quelli più eccitanti, particolarmente quando l'eccitazione non è positiva e deriva dall'ansia di chi non nutre alcuna fiducia in sé e nella volpe scelta con mirabile perizia.

Due categorie beneficiano della cecità delle questuanti (che durerà fino ai trentacinque anni, quando gli Uomini saranno già impegnati): gli Uomini e le Self Made women, ragazze che hanno ricevuto utilissimi (e dolorosissimi) due di picche e non sono interessate al taglio di capelli dei propri corteggiatori.

E' qui che la terapeuta da prova della sua capacità di problem solving e, abbandonati i panni della consulente severa nei confronti del proprio sesso, si reinventa diventando una paraninfa di tutto rispetto.

Rivolgo quindi il mio invito a tutte le consulenti sentimentali loro malgrado: uscite dal circolo vizioso della telefonata fiume e dei suggerimenti inascoltati ed entrate nel promettente e redditizio mondo delle pubbliche relazioni e delle agenzie per single!
Per aprire agenzie in franchising, contattatemi all'indirizzo presente nella sidebar!


Nota: oggi avevo bisogno di leggerezza...di evadere e sorridere (spero) assieme a voi.
Chiedo scusa per la latitanza, avrete il piacere (o la sfortuna) di leggere i miei commenti molto presto.

16.5.06

La fame rende liberi? Antisemitismo o antisionismo?



Traduco per favorire la comprensione di chi ha accusato Apicella e Sansonetti di antisemitismo:


Com'è possibile che voi, vittime di quello che è stato il più grande genocidio a memoria d'uomo, siate indifferenti al dramma del popolo palestinese?
La vostra tragica esperienza dovrebbe spingervi ad affrontare questo annoso problema senza muri, razzi, fili spinati.
Qual è stato l'insegnamento ricevuto dalla Shoah?



Questa vignetta è filopalestinese, antisionista, ma NON ANTISEMITA.
Chi è ostile agli ebrei è antisemita.
Chi disapprova la politica israeliana ( e il taglio di fondi dell'UE), certamente no.
E' imbarazzante la miopia di chi, nelle comunità ebraiche, identifica la critica con l'ostilità, la perplessità con l'attacco, il dissenso con l'avversione.
Un'ostinata difficoltà d'intendimento non priva di velleità strumentalizzatrici.

Il Presidente della Camera ha dichiarato:
penso che in tempi difficili come quelli che viviamo per la convivenza tra le diverse culture e religioni, siano da evitare tutte le manifestazioni, comprese quelle satiriche, che vengono vissute come offensive dalle comunità cui si riferiscono.

Giusto non lesinare alcun mezzo pur di favorire la stima e il rispetto reciproci, ma l'errore (voluto) sta lì, davanti ai nostri occhi: non si può accostare la satira a qualsiasi altra manifestazione di pensiero. Non si può - per esempio - equiparare la t shirt di Calderoli alle vignette dello Jyllands Posten.
La prima è espressione del pensiero di un individuo, la seconda rientra in quel tipo di produzione artistico-letteraria che merita appunto la definizione di satira: genere caratterizzato dall'attenzione critica alla vita sociale, con l'intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche.

In tre mesi e mezzo non ho cambiato idea: la libertà d'espressione di un vignettista o di un autore satirico non ostacolano il dialogo, non pregiudicano né la possibilità di una soluzione alla questione palestinese né il rapporto con le comunità ebraiche. Sono intoccabili.

E' quasi inconcepibile per noi esseri umani, per il nostro ego collettivo che si nutre di fierezza nazionale, culturale, sociale e religiosa, accettare di essere osservatori e osservati, carnefici e vittime, di ridere ed esser derisi, ma la satira è uno dei mezzi che ci consente di passare, sia pure per un istante, dall'altra parte, di vederci con occhi diversi. Di rifletterci in uno specchio deformante che ingigantisce i nostri difetti e sminuisce i nostri punti di forza.
Osteggiare, impedire la satira significa attribuire a quello specchio un potere ben più terribile, che non le compete: quello di restituirci fedelmente la nostra immagine, di rifletterla in modo esatto. Col rischio di non volercisi guardare più per differire l'incontro con la parte non risolta di noi stessi: quella peggiore.

11.5.06

Post sfacciatamente pro-Napolitano. Alcune considerazioni.

Il paese è spaccato a metà...
C'è un vulnus politico...
Nessuna pregiudiziale nei confronti dei post comunisti...
Il vero problema è il metodo...



Il mio gatto è rimasto perplesso per diversi minuti, davanti al piatto di bocconcini di manzo. Mi ha lanciato uno sguardo che pareva dire: Silvia, cosa cavolo significa VULNUS?
-E' la lesione di un diritto, ma detto da Adornato non fa testo.


L'elezione di Napolitano ha compiuto il miracolo- come già era avvenuto per Marini: quello di compattare l'intera Unione, di superare il malumore di Rutelli, il nervosismo della Rosa nel pugno e il raffinato, democratico metodo V. del nostro Caldarola (uno dei diessini che se gli ricordi i trascorsi giudiziari di Andreotti da' in escandescenze e che spinge a dare in escandescenze tutti i cittadini dotati di buonsenso).

L'Unione ha ritirato la candidatura di D'Alema per convergere su quella del senatore a vita e raccogliere i voti di almeno una parte dell'opposizione. Non è quindi "questione di metodo" come tutti i leaders della Casa delle Libertà vanno dicendo, ma di marketing politico-elettorale.
Berlusconi ha rilevato con raro acume che gli elettori di Forza Italia non avrebbero capito i voti azzurri per il neoeletto Presidente della Repubblica. Ancora una volta, tra il celodurismo di Bossi e l'invito al dialogo di Casini e Fini, ha scelto la prima opzione e agitando lo spettro della dissoluzione della CdL e della sconfitta alle amministrative, li ha convinti ad attraversare i catafalchi a passo svelto. Ciò prova che non era sbagliato il metodo in sé, ma il momento politico in cui avveniva l'elezione per il nuovo inquilino al Quirinale. L'anticomunismo è un debole collante per l'opposizione, ma un efficace mezzo di propaganda elettorale e la sconfitta - dopo aver cambiato una legge voluta dal popolo italiano- brucia ancora.

Non parlerei di metodo Napolitano, né di metodo Ciampi, bensì di metodo NEGLIA, che il buon Lovejoy saprà spiegarvi meglio di me. Proverò a rendere comprensibile questo termine servendomi delle parole di Ezio Mauro nel suo editoriale di stamattina: i moderati di destra si sono mostrati ieri come sempre politicamente sterili, improduttivi, enunciatori di progetti che non riescono mai a tradurre in pratica. Fini e Casini avrebbero potuto agire da leaders di un centrodestra moderno, europeo. Avrebbero potuto rifiutare il diktat di Bossi e far valere il proprio peso all'interno della coalizione. Ciò non è stato fatto e mi rammarico che un uomo stimato pressoché universalmente sia stato eletto coi voti della sola maggioranza per meri calcoli politici.

Quest'atteggiamento arrecherà un grave danno d'immagine a Giorgio Napolitano, perché le modalità della sua elezione verranno presentate come un colpo di mano della sinistra e il suo settennato sarà all'insegna della delegittimazione mediatica da parte di alcuni settori del centrodestra.

Leggendo alcuni commenti avverto un certo fastidio nei confronti della gerontocrazia che ha visto eleggere un Capo dello Stato ottantunenne. Gli stessi commentatori si danno al divertente gioco dei SE e dei MA: se fosse stato eletto D'Alema, Amato, Monti o Dini...

Se l'Unione fosse andata avanti con la candidatura di D'Alema, il presidente dei DS sarebbe stato eletto al 20° scrutinio da una maggioranza e un'opposizione spaccate. Di norma i predecessori di Napolitano sono stati uomini di partito, con incarichi importanti, ma poco esposti. Certo non il profilo di D'Alema.
Lo stesso dicasi, in misura minore, per Amato.

Quanto a Monti, si sa -o si crede di sapere- che non avrebbe mai accettato la Presidenza della Repubblica e che, pur essendo grato a quanti l'avrebbero voluto al Quirinale, preferisce stare dove sta.

Dini avrebbe raccolto i voti di una parte del centrosinistra col mal di pancia, nonché da un centrodestra altrettanto spaccato. Per meriti e personalità avrebbe potuto giustamente ambire alla Presidenza della Repubblica. Un'occasione mancata.

Quanto all'età del neopresidente della Repubblica, ritengo che per la sua autorevolezza, per la sua inclinazione al dialogo, al confronto, per la sua non comune capacità di precorrere i tempi per quello sguardo scevro di pregiudizi con cui ha saputo guardare all'Italia e al mondo, per quella passione politica priva d'ambizioni personali, Napolitano sia ben più giovane di tante altre figure di primo piano.

Lo attende un settennato difficile. Sarà alla guida di un paese in perenne campagna elettorale, rischierà di veder ridotti i propri poteri in virtù del referendum confermativo di riforma della II parte della Costituzione (a prescindere dal risultato urgerà comunque lavorare a modifiche e adattamenti della stessa) e si troverà ad affrontare quasi certamente almeno una crisi di governo.

In bocca al lupo a quest'uomo che la sottoscritta sentirà davvero come SUO presidente, per il suo esempio, per la grande intelligenza umana e politica, per le comuni origini, per quell'espressione serena, acuta e fiduciosa che le ricorda un nonno severo, ma affettuoso.

In bocca al lupo, Presidente.

9.5.06

E qualcuno vorrebbe invadere l'Italia...

In Italia gli inviati che non lavorano per "Secondo Voi" vanno tra la gente comune per raccogliere punti di vista su temi coinvolgenti e problemi ineludibili: come perdonare un tradimento coniugale, ad esempio.

Negli Stati Uniti no.
Il 2 aprile un giornalista della CNN decide di andare per le strade a chiedere ai bravi cittadini americani la loro opinione sulla lotta al terrorismo e, per la precisione, quale paese dovrebbe essere invaso dagli USA.

Il risultato?
Probabilmente il mondo intero avrebbe bisogno di una risposta americana, forte e chiara, a quest'inquietante interrogativo: si può perdonare un tradimento?

Il servizio della CNN.

8.5.06

Andorra e la tutela della salute pubblica

L'AMP (Asociación de Médicos Progresistas) e il sindacato UGT hanno denunciato la discriminazione subita dai gay nel piccolo stato dei Pirenei. Pare infatti che sia stata impedita la donazione di sangue agli omosessuali per tutelare l'interesse generale.
I precedenti di questo tipo sono numerosi: con l'aumento dei casi di Aids diversi governi avevano preso misure simili nei confronti degli omosessuali (nei primi anni il virus dell'Hiv era quasi una "prerogativa" di chi aveva rapporti con individui del proprio sesso), ma negli anni successivi l'infezione è diffusa soprattutto tra eterosessuali e gli esecutivi di diversi paesi hanno deciso di proibire la donazione di sangue soltanto a coloro che hanno avuto comportamenti "a rischio".

Il Principato di Andorra non è nuovo a provvedimenti impopolari come questo, avendo già negato, negli anni precedenti, il permesso ai lavoratori sieropositivi. Ora questa nuova discriminazione, giustificata così dal capo del governo Albert Pintat: i diritti di chi riceve una trasfusione hanno la precedenza.

Motivazione che non ha convinto l'A.M.P. e l'UGT: denunceranno il caso all'Organizzazione Internazionale del lavoro e al Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo.

Un passo avanti, due indietro.
E nuove vittime della cecità istituzionalizzata.

Fonte: El País.

4.5.06

Seguo solo le tendenze che mi piacciono


Quattro blogstars davvero speciali l'hanno fatto e finalmente mi appresto a seguire il loro esempio.
Questa, più o meno, sarei io. Divertitevi e reinventatevi (perché qui non c'è ciccia, i modelli sono perfetti...antipaticamente senza difetti).


Volete farlo anche voi?
Cliccate qui.

Un invito alla strumentalizzazione

Vergognoso.
Non si può definire altrimenti il comportamento di Vasco Errani e Alfonso Pecoraro Scanio ai funerali dei caduti di Nassiriya (quantomeno in un momento della funzione).
Entrambi si sono recati alla cerimonia funebre come servitori dello Stato e avrebbero dovuto rispettare quei morti, le loro famiglie, il Luogo in cui si trovavano.
Non è stato fatto e accolgo con dispiacere la dichiarazione del leader dei Verdi che afferma di non avere nulla di cui scusarsi, mentre Errani (che sono fiera d'aver contribuito ad eleggere) accusa le testate di centrodestra di aver fatto una mera campagna denigratoria.
Verissimo, ma se la sinistra soffre di questo complesso di superiorità lo dimostri, senza cedimento, in tutte le occasioni e le circostanze che lo richiedono.
Oltre alla gravità del gesto in sé, è davvero imperdonabile fornire materiale a persone la cui pochezza morale è ben nota.

Un'annotazione di sfuggita: Fini che si scioglie in lacrime davanti alle salme ( a coloro che ha mandato a morire) è davvero migliore di Errani e Pecoraro?

2.5.06

E lui... - L'amore non basta mai

La videoteca non è soltanto un esercizio in cui noleggiare e acquistare DVD e videcassette, ma anche il terreno neutrale su cui s'affrontano due distinte volontà.
Lì due avversari si esaminano, lì si valutano i rapporti di forza prima che la lotta abbia inizio.
Lì emergono egoismi e avidità, lì si verificherà lo scontro il cui esito condizionerà i giorni a venire.
Lì, insomma, due persone si confronteranno con sé stesse e con la propria sete di potere:
una coppia, intenta al noleggio di un DVD.

Hanno deciso di trascorrere in modo diverso la serata, di vedere un film nell'intimità che solo il focolare domestico può offrire.
Ogni copertina rimanda loro un'immagine di sé che possono accettare o respingere, ma specchiandosi in due, capirete, la questione si fa ben più complessa di quanto sembri a tutta prima.

La passione per il nero e il rosso di lui, ad esempio.
Attirato istintivamente da copertine che evocano sangue, morte, distruzione e caos, eccolo indicare l'ennesimo film horror alla sua ragazza: "Che ne dici?"

Lei gli risponde con uno sguardo più malinconico delle modelle di Burne Jones:
"Dobbiamo proprio? Stasera sono giù di morale, ho bisogno di qualcosa di allegro."
E ciò è incontestabile, così come il diritto di lei a procurarsi un po' di buonumore. Lui sta per obiettare che proprio sangue, morte, distruzione e caos lo divertono ma, per amore di lei, tace.

Un sorridente Johnny Depp l'invita dalla colorata copertina de "La Fabbrica del Cioccolato" In fondo, si dice lui, questo dovrebbe andarle bene...

-No!- risponde lei con calore, a voce bassa.

Lui non è disposto a farle un'altra concessione senza resistere: "Perché?"
-Detesto Johnny Depp. E' bravo, certo, ma non lo reggo. Non mi piacciono nemmeno i ruoli che interpreta, basta con questo maledettismo del cavolo!
-Ma il film è stato molto apprezzato! La regia poi... è il remake di...
-Sì, lo so. Ecco, l'originale è meglio.
-Non l'ho visto, forse non ricordo...
-Fidati, non c'è confronto. Dai tesoro, scegliamo un film insieme! Lo sai che a me va bene tutto!

E lui, che vorrebbe davvero saperlo, dirotta l'attenzione di lei su un altro titolo, "Lemony Snicket".
-Sì? Scusa, non ti ho sentito. Ah... QUELLO?

Svoltano a sinistra, per vedere un altro scaffale e qui lei si fa cogliere dall'entusiasmo.
-"La storia del cammello che piange"! E "Genesis"! Mi piacerebbe vederli.

Lui tace. Cammelli e documentari non fanno per lui, stasera.
I due si ritrovano a sognare davanti al "Live at Pompeii" dei Pink Floyd, poi scuotono il capo: magari un'altra volta.

Improvvisamente il volto di lei si trasforma, gli occhi scuri di lei (quegli occhioni che lui vorrebbe sempre veder brillare e che lei ritiene soltanto troppo espressivi) s'illuminano.
-"Crimen perfecto"!
-Eh!?
-Ma sì! Leggi, dalla trama pare interessante!

E lui si rassegna alla lettura di ciò che avrebbe volentieri ignorato.
-- bofonchia- hai ragione.

Lei si ferma. I due si scambiano un lungo sguardo.
In silenzio.

E' il segnale.
Ora ciascuno dei due tenterà il tutto per tutto, occorre essere furbi e più veloci dell'avversario, un istante e potrebbe essere troppo tardi.
L'adrenalina non sale: era già salita dall'entrata nel videonoleggio.
Chi vincerà?

-Scegli tu.- l'anticipa lui, la prima mossa è sua.
-Dai, scegli tu, piccolo! Lo sai che in fondo a me va bene tutto.

Perché lasciargli la scelta?
Per dargli la possibilità di decidere autonomamente, di agire in libertà.
Per dargli l'occasione di sbagliare. Di optare per il titolo che lei rifiuta e che lui sa che lei rifiuta. E se insisterà proprio su ciò che LEI detesta, saranno sbadigli, sospiri, musi lunghi e una lunga, muta ma tenace protesta che può essere sintetizzata dalla frase: Questo film non mi è piaciuto. Sapevo che non mi sarebbe piaciuto.

E lui, che attende impaziente il giorno in cui la sua ragazza la farà finita con le commedie, i "mattoni" (pellicole che richiamano in sala un pubblico non superiore alle dieci unità per ragioni diverse dalla qualità artistica), i cammelli e le iguane delle Galapagos, sceglie l'amore.
La sconfitta e l'amore.

-Prendiamo questo- fa lui, asciutto, indicando "Crimen perfecto".
-Bene!-si complimenta lei- vedrai che ci piacerà!


NdA: l'Anonimo Lettore è in grado di confermare che "Crimen Perfecto" ci è piaciuto così tanto da consigliarlo caldamente a chi ancora non l'avesse visto.
VERO, Anonimo Lettore?

26.4.06

La verità sulla resistenza partigiana

C'è una verità di cui siamo stati privati per decenni. Ce l'hanno tolta i libri di testo, i media, i poteri forti e persino i nostri avi. Oggi nemmeno i più spregiudicati organi di controinformazione hanno il coraggio di rivelarla, per timore dei danni che uno shock del genere potrebbe arrecarci.
Restano gli indizi disseminati qua e là a beneficio dell'italiano medio da esponenti della politica locale e nazionale. Costoro non possono dirlo FORTE E CHIARO, si tratta di pecore nere, sì, ma "tengono famiglia". Una loro parola metterebbe a rischio la propria vita e quella dei loro cari Così s'accontentano di soluzioni di comodo, lapsus, sgarbi e dimenticanze.

Invece io, piccola donna coraggiosa, ho deciso di mettere a repentaglio il mio cellulare, il mio beauty case, la mia collezione di vini californiani (tanto non li bevo) e persino quella di cartoline perché la verità vale qualsiasi sacrificio. Qui, su questo blog, mi accingo a illuminarvi e informarvi, a sollevare il velo di Maya una volta per tutte:

i partigiani non ci hanno liberato dal nazifascismo.

Ma, obietterete, i documenti, le testimonianze...
BALLE.

Le prime informazioni risalgono al 1941.
I Partigiani, un gruppo musicale della Bassa, si esibiscono nei più noti locali da ballo del Nord Italia.
La formazione è composta da quattro elementi, uno meno dei Genesis degli anni d'oro, uno in più delle Bananarama: Nino, voce e song writer, Dino alle percussioni, Gino alla chitarra e Al Bino al pianoforte.

Dopo anni di scoraggiante gavetta agguantano finalmente il successo e diventano i protagonisti indiscussi della scena musicale che va da Vigevano a Goro, passando per Zibello. Oltre che sulle solide qualità esecutive, possono contare su testi crudi e scioccanti, decisamente all'avanguardia e sul carisma di Nino, leader del gruppo che contende al chitarrista Gino la palma del più sexy de I Partigiani.

"Bella ciao", "Fischia il vento", "Siamo i ribelli della montagna" sono state tutte scritte da loro.
Orde di fans si riversano nei locali della Padania intera per ascoltarli dal vivo. Grazie al passaparola nasce un vero e proprio culto. I giovani d'allora, insoddisfatti della mussoliniana way of life, ne copiano il look e le espressioni gergali, s'ispirano al loro stile di vita, estremo e provocatorio.
L'identificazione dei fans con i loro beniamini è tale da portarli a definirsi partigiani (con la minuscola, però).

Alla fine della guerra il gruppo si scioglie: troppe le tensioni nei rapporti tra i musicisti, troppi gli eccessi che ne minano la credibilità artistica. Gino torna alla porcilaia di famiglia, Nino va a cercar fortuna negli States, Dino si reca a Cuba per perfezionarsi musicalmente. Nessuna notizia di Al Bino e forse, con un nome del genere, è stato meglio così.

Terminato il secondo conflitto mondiale la nascente e già stremata Italia democratica ha bisogno di un patrimonio comune di riferimento, da cui attingere. Un'Italia liberata soltanto da simpatici yankees costituirebbe un pessimo modello per i giovani del tempo e quelli degli anni a venire.
Si rende necessario inculcare nelle teste di quegli scioperati valori come patria, libertà, amore per l'uomo. Così alcuni membri della Costituente decidono di creare il mito, che entrerà a far parte del patrimonio di ricordi collettivo.

Memori dei lenti cheek to cheek con qualche giovane procace nelle fumose balere della Padania, degli acuti di Nino, dei virtuosismi di Gino, gli augusti padri della Costituente riprendono i testi de I Partigiani e ritagliano sulla loro immagine il mito dei partigiani che è giunto fino a noi.

L'imposizione di valori (in maniera artificiosa e forzata) non è l'unico scopo di quest'impresa. I cattolici ci tengono a rimarcare il proprio ruolo nella lotta al fascismo, ai socialisti preme esaltare l'impegno durante quegli anni e i comunisti hanno bisogno di una legittimazione democratica e politica. Le principali formazioni politiche dell'epoca si servono di questo restyling per consolidare la propria posizione in un paese disastrato e quasi mortalmente ferito. Senza il mito della resistenza partigiana non avrebbero potuto proclamarsi campioni della nascente democrazia.

Da allora storici, artisti, giornalisti e gente comune hanno lodato le gesta dei partigiani e tramandato la leggenda a figli e nipoti.

Ecco perché siamo grati, oggi, a quanti lottano contro quest'aberrazione, a chi rifiuta tenacemente questo sfacciato e impudente falso storico. Dobbiamo dire grazie al deputato Fabio Garagnani che diserta la cerimonia di commemorazione della Liberazione organizzata dalla Provincia di Bologna e dobbiamo essere ancor più riconoscenti a Marino Lorenzini, sindaco di Monghidoro, che ha deciso di non invitare l'Anpi alla celebrazione del 25 aprile e dichiara, da uomo impavido qual è:

Dal 1995 in poi l'Anpi nel mio Comune non è mai esistita. Ho saputo l'anno scorso che è stata ricostituita, ma questa loro protesta, per il fatto che non sono stati chiamati a deporre corone, mi sembra un modo poco elegante per inserirsi in una manifestazione nella quale non erano mai esistiti.

Per codesti uomini la verità viene prima di tutto e va portata avanti nonostante il blaterare di sinistronzi antistorici e antidemocratici. Il loro esempio deve guidarci in questi anni in cui il concetto di democrazia non viene afferrato correttamente da tutti.

Certo, abbiamo poi saputo che un parente di Lorenzini non aveva superato il provino per entrare ne I Partigiani, ma questa è un'altra storia...

21.4.06

Coming soon...

Desidero lenire l'angoscia di chi si è tormentato domandandosi che fine avessi fatto e distruggere la gioia di chi non sapeva dove fossi finita (e sperava,comprensibilmente, di non avere altre notizie su di me).

Sono in partenza e per qualche giorno ancora non avrò né il piacere di leggervi né la possibilità di aggiornare il blog come vorrei, ma prometto di ritornare qui mercoledì, ringalluzzita, rinvigorita dalla vista dei temerari che si faranno il bagno in mia vece e soprattutto dimentica delle sozzure che questo protogoverno sta allestendo per l'ammaestramento morale di tutti noi.

Stia tranquillo chi si preoccupa dell'alimentazione del mio gatto: avrà crocchette, bocconcini e gattine a sufficienza per questi quattro giorni!

A rileggerci.

14.4.06

Cuore di mamma

Venerdì pomeriggio, un'orgia di bonghi, maracas, noci di cocco e pappagalli brasiliani mi avverte che qualcuno sta cercando la sottoscritta al cellulare.

-Pronto?
-Silvia, tutto bene?
-Sì, mamma. Tutto bene, perché? Come mai stai ansimando, cosa c'è?
-Hai il televideo a portata di mano?
-Veramente no, ma provvedo subito. Cosa succede mamma? Mi fai preoccupare!
-Metti il televideo!!!
-Certo, ma ti va di spiegarmi?
-Bisogna che lo guardi. Devo sapere!
-Ma cosa? Smettila di tenermi in sospeso! Cos'è accaduto? Un incidente? Metto quello di TRC?
-No, Rai o Mediaset.
-Oddio, è una cosa grossa! Mamma, per favore...
-Devo saperlo, Silvia, devi dirmelo!
-Ma cosa? Ti rendi conto di quello che stai facendo?
-Mi è arrivato un messaggio sul cellulare, Chicchi.
- E allora?
-Il messaggio di Tim Spot by ANSA è chiaro: ci sono ottantamila schede contestate! Non hanno finito? Cos'è questa storia? Ottantamila?

Lungo e divertito sospiro di sollievo.

-Ma no! Qua non c'è niente! Tremaglia che contesta i voti all'estero e dice che è necessario ritornare alle urne!
-Allora le hanno contate tutte?
-Quelle contestate sì.
-Quante sono allora?
-5266.
-Davvero?
-Davvero.
-E come sono ripartite?
-2131 per la Camera e 3135 per il Senato.
-2131 la Camera?
-Sì e 3135 il Senato!
-2131 la Camera e 3135 il Senato... uhm... 2131 la Camera e 3135 il Senato... va bene torno a lavorare! Sapessi che spavento! Ciao Silvia!
-Ciao!


E' anche per questo che ti voglio bene, mamma.

12.4.06

Usciamo a sognare

Mettiamo che ti svegli una mattina con la voglia di abbandonare un paese indipendente dalla fede e schiavo della religione. Mettiamo pure che non ti riconosci nel Paese in cui abiti, ma non riesci a non concepire idee e proposte per guarirlo dalle croniche malattie di cui soffre.
Spegni la TV, chiudi il giornale e fingi di essere libero, per un attimo, di cambiare le cose, decidi di fare la differenza, di modifcare il presente e il futuro.
Allora vai sul tuo blog e dai libero sfogo alla fantasia ammaliante e talvolta dolorosa, dai forma al tuo mondo, quel mondo che sogni e non hai mai visto davvero.
E lì non ci sono brogli, conteggi, inciuci, poveri di spirito che ammirano i più furbi e genuflessi. Lì ci sei tu e chi segui con attenzione e affetto.

Stamattina voglio sognare con voi e ringraziarvi delle occasioni di riflessione e divertimento che mi offrite con i vostri weblog.
Lo faccio riprendendo un giochino che nella blogosfera non è più cool e vi anticipo che questo sarà, per qualche giorno, l'ultimo post che scriverò sulla politica interna.
Mai come in questi giorni ho bisogno di volgere lo sguardo altrove.
Lo debbo a me stessa e a chi mi circonda... soprattutto a me stessa, in verità: non ho mai sofferto di pressione alta e non vorrei iniziare proprio ora.

Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in me e nel mio progetto di governo.
La mole di lavoro è tale da spaventare chiunque, ma confido nella competenza dei miei ministri e sottosegretari, nell'amore per questo paese che accomuna voi elettori e me.


Un rapido sguardo ai provvedimenti che abbiamo intenzione di prendere:

1) ritiro dell'esercito dall'Iraq

2) riforma legge Biagi (più precari assumi, più ti succhiamo il sangue)

3) legge sul conflitto d'interessi

4) legge contro monopoli e cartelli, stabilimento di una reale ed effettiva concorrenza

5) incentivi alle giovani coppie e alle famiglie per l'acquisto della prima casa

6) abolizione legge fecondazione assistita

7) chiusura delle scuole private, abolizione dell'8 per mille.

8) istituzione di commissioni che controllino l'aumento ingiustificato dei prezzi. Chi sbaglia, paga e parecchio.

9) canone locatario obbligatorio per tutti

10) istituzione Patti Civili di Solidarietà

11) inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale

12) diritto di voto per gli stranieri residenti nel nostro Paese

13) aumento delle tasse per i redditi maggiori di 150 mila euro annui

14) snellimento della burocrazia

15) ripristino della vecchia legge sul falso in bilancio e inasprimento della stessa

16) lotta all'evasione fiscale

17) nuova politica energetica, niente nucleare

18) abolizione della riforma Moratti e del 3+2 all'Università

19) aumento fondi per la ricerca

20) lotta al lavoro nero e all'evasione fiscale



Presidente del Consiglio:

Undine (modestamente)

VicePresidenti del Consiglio:

Capemaster
Ed

Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio:

Massimo
Velenero


Portavoce della Presidenza del Consiglio:

Brunius


Ministri:

Affari esteri: Zed
Sottosegretario: Riccardo

Interno: Silvia (coadiuvata da Fa e SIM)
Sottosegretario: Fetish

Giustizia: Contevico
Sottosegretario: Morgan


Economia e Finanze: Supramonte
Sottosegretario: Dottor StranoWeb

Attività produttive: Mascia
Sottosegretario: Manuele

Istruzione, università e ricerca: Pib
Sottosegretario: Medo

Lavoro e politiche sociali: Valentina
Sottosegretario: Luci

Difesa: Nybras
Sottosegretario: Informatore

Politiche agricole e forestali: Dblk
Sottosegretario: Matteo P.

Ambiente e tutela del territorio: Vincenzo
Sottosegretario: Cilions

Infrastrutture e trasporti: Miss Quarrel
Sottosegretario: Montecristo

Salute: Artemisia
Sottosegretario: Munchhausen

Beni culturali:Calamar
Sottosegretario: Prof. Spalmalacqua

Comunicazioni: Rainbow sparks
Sottosegretario: Vladimir

Sviluppo morale del Paese: Fabio


Ministri senza portafoglio:


Affari regionali: Gidibao

Attuazione programma di governo: Rebelot

Funzione pubblica: Derbeer

Innovazione e tecnologie: Usbeck

Italiani nel mondo: Dr. e Ing.

Pari opportunità: Lovejoy

Politiche comunitarie: Matteo

Riforme istituzionali e devoluzione: Charlie

Rapporti con il Parlamento: Diderot

Sviluppo e coesione territoriale: Francesco


Inno ufficiale del governo: quello dell'Udeur, ma il testo lo riscriviamo daccapo.

11.4.06

Tu chiamali, se vuoi, brogli elettronici

I comunisti, i nemici della libertà, dell'Italia dell'amore, dei diritti, della famiglia, del Bene e persino dei cuccioli di panda allevati in cattività, sono stati gli unici ad auspicare un ritorno al voto. Gli unici, con una correttezza e un senso dello stato di cui non difettano, a dire in modo chiaro che un governo Prodi con un vantaggio così risicato non avrà il loro appoggio, interno o esterno che sia.

Significativo se si confronta quest'atteggiamento con l'osanna di Prodi e Fassino, che hanno avuto l'ardire di proclamarsi vincitori di queste elezioni. E' possibile governare con l'appoggio di tre-quattro senatori a vita? Questo sembra piuttosto un balzo all'indietro, un ritorno alla Prima Repubblica e al suo valzer di promesse e poltrone. Non è il centrosinistra in cui mi riconosco, non è quello per cui ho votato.

Significativo se si pensa a un Bonaiuti caimanesco che vuole ricontare le schede, perché ben 500 mila sono state annullate. E c'è da dire che Silvio non disdegna una nuova incoronazione, nonostante lo svantaggio alla Camera e il risicato vantaggio al Senato. In tal senso sta procedendo a un'interessante campagna acquisti presso Margherita e Udeur.

Ha vinto chi paventava il pericolo di brogli: così è stato nelle regioni con lo scrutinio elettronico e stupisce che il solerte Bonaiuti non parli di ricontrollare anche i voti in Piemonte e Lazio.

Hanno vinto i centristi dall'etica d'acciaio e la morale estremamente duttile, coloro che facevano il tifo per una Grande Coalizione. Come una soluzione politica di tal fatta possa andare incontro alla volontà degi elettori è un punto che i centristi pieghevoli dovranno spiegare a me e all'Italia spaccata in due. Come questa paralisi possa far bene al nostro Paese è un aspetto che mi auguro sia chiarito in modo altrettanto soddsfacente.
I centristi illuminati non hanno però riflettuto su una condizione necessaria per dar vita alla Grande Coalizione: l'uscita di scena di Berlusconi. Un governo d'unità nazionale non potrà essere realizzato se il Capo sarà ancora una volta il Premier che ha spaccato in due il Paese, o se si ripiegherà su Prodi. Perciò i leaders dovranno fare entrambi un passo indietro e consentitemi di dubitare dello spirito di sacrificio dei due candidati premier, della loro volontà di mettersi al servizio del Paese.

Ha vinto l'Italia acefala, l'Italia di chi sceglie altri 5 anni di malgoverno nella vana speranza di non pagare l'ICI. Chiediamoci quale grande insegnamento possiamo ricavare dalla sua esperienza, dalla sua lungimiranza, dalla sua concezione dello Stato e della Democrazia.
Domandiamoci che Italia è quella che si vergogna del proprio voto.
Non è la mia, amici miei.
Non è la mia.

Aggiornamento: qualcuno spieghi a Prodi che 158 meno 1 fa 157, non 159. Grazie.

6.4.06

Questo è un post multiuso: una tirata, una dichiarazione di voto, un lamento. Fatene quel che vi pare.

Pare che ad alcuni bloggers sia sgradito l'antiberlusconismo "manierato" di molti blog. Non -sia chiaro- per repentina simpatia nei confronti del Premier, ma perché urge trattare i "problemi del Paese". Un rinnovamento in materia di contenuti, secondo costoro, sarebbe necessario, meglio se accompagnato da uno sguardo diverso alla situazione della nostra Italia.

C'è chi ha espresso pacatamente questa critica e chi non ha esitato a bollare come teste vuote chi indulge al vizio.

L'antiberlusconismo di chi scrive è noto ai lettori pazienti (ma tanto pazienti) di questo blog. Aprendo questo spazio ho scelto di esprimermi su ciò che vedo, sento, capto, colgo nella vita italiana e nella mia piccola vita. Ho scelto di condividere riflessioni e irriflessioni, di farmi bacchettare quando è il caso (malgrado un ego facilmente infiammabile), di stabilire legami con persone che altrimenti non avrei mai conosciuto, persone che stimo e da cui posso imparare.

Non esito a palesare le mie posizioni nette ,quando non estreme, su ciò che credo di sapere e resto in attesa laddove non dispongo in modo immediato di elementi che mi consentano di approfondire ciò che conosco poco e male.

Un solo, unico, scintillante nonché bollito aggettivo riassume le mie vedute su politica interna ed estera, economia, ambiente, diritti civili e sociali: comunista.
Ho applicato qui ciò che il centrosinistra ha appreso al prezzo di ripetuti passi falsi ( qui da noi si chiamano "botte nei denti", ma tant'è...): l'individuazione dei punti in comune e il superamento delle differenze. Avrei forse potuto ribadire il mio comunismo da mane a sera, ma ho preferito uscire dal calduccio della mia tana e andare incontro agli altri. Solo il mio dovere, nulla di encomiabile.

L'antiberlusconismo è stato utile a noi bloggers di centrosinistra, ha stimolato un dialogo sereno tra di noi (dialogo che in condizioni diverse non si sarebbe sviluppato altrettanto agevolmente) e ci ha procurato diverse ore liete, perché il personaggio si presta come pochi al sarcasmo più feroce.

Ha comportato, però, due svantaggi di entità non lieve: il silenzio sulle contraddizioni del centrosinistra e, ben più grave, quello sui problemi del paese.
E' ciò che ha meritato ad alcuni il biasimo di bloggers genuini nel loro approccio a questo mezzo.

Doverose, a questo punto, un paio di precisazioni:

1) se, come ho ragione di credere, il centrosinistra vincerà le elezioni, il blogger di sinistra non potrà più servirsi dell'antiberlusconismo per motivare la monotematicità di certi posts. Potrà forse ricorrervi parlando della cura ricostituente cui il Paese sarà sottoposto e parodiando il ritornello a noi noto "è tutta colpa della sinistra", ma l'efficacia non andrà oltre.

2) la ragion d'essere dell'antiberlusconismo sta lì, nell'etimologia del termine. Quest'avversione che rasenta l'odio e spesso vi s'identifica non sarebbe esistita senza una simile anomalia sulla scena politica italiana e internazionale.

Noi siamo l'unico Paese al mondo (la Thailandia, forse, se n'è disfatta per sempre) ad avere eletto un magnate delle televisioni, della finanza, dell'editoria colluso con la mafia e con personaggi corrotti della Prima Repubblica per ben due volte. Sarà tedioso, ovvio, estenuante, ripetitivo, ma ciò non inficia la validità della mia affermazione: è semplicemente vero.

Berlusconi è il principale problema di questo paese, il fatto che abbia governato per migliorare la propria situazione ha aggravato i problemi già esistenti e ne ha creati altri, lascio a voi il piacere di elencarli, non dovrebbe esservi difficile.

Come comprendo e giustifico i bloggers che desiderano occuparsi dei problemi del Paese, così comprendo e giustifico chi biasima Berlusconi ritenendolo il capo del governo peggiore nel momento peggiore.

Sono atteggiamenti intellettuali distinti, ma complementari e spesso l'uno non esclude l'altro, anche se gli aut aut hanno un ché di stuzzicante per molti di noi.

Ora, secondo quel minimo di metodo che alcuni hanno dalla nascita e altri hanno acquisito per forza di cose, occorre risolvere il problema più urgente per dedicarsi agli altri.

Mi si dirà che la crisi economica del Paese ha un impatto maggiore sulle nostre vite rispetto all'attuale Capo del governo.

Sarei d'accordo se non fosse che chi ha avuto il potere per limitarne i danni e, eventualmente, porvi rimedio (fallendo con imprenditori, industriali, sindacati e cittadini) è quello stesso Berlusconi che l'ha ignorata e ha agito assecondando questa cecità. Perché? Non ne era capace e la causa non era di (per il) suo interesse.
Siamo all'impasse o, più volgarmente, al cane che si morde la coda.

Nonostante l'incompetenza, il conflitto d'interessi, il disprezzo per metà del Paese, Berlusconi è ancora lì. Non l'ho scelto come capo del Governo, ma mi arrogo il diritto di odiarlo per ciò che ci ha generosamente elargito e spero di potermi esprimere su questo come su altri argomenti.

Dall' 11 aprile -lo sappiamo- entrambi gli schieramenti dovranno ripensare in termini nuovi il Paese e se stessi. Una riorganizzazione s'impone e quest'impegno non potrà essere eluso o posticipato.

Dall'11 aprile noi cittadini di centrosinistra avremo (forse) un nemico in meno e competitori leali e rispettabili sul piano nazionale e internazionale. Avremo un centrosinistra riformista, una sinistra radicale (ma non kamikaze, o voto scheda bianca), un centro filo-ruiniano e una destra più vicina alla tradizione della destra europea e legalitaria.

Dall'11 aprile noi bloggers tireremo un brevssimo sospiro di sollievo.
Chi saprà guardare la realtà attraverso una lente diversa da quella dell'antiberlusconismo andrà avanti, mentre chi ne è schiavo avrà perduto idee e parole, dopo averlo coltivato per anni a scapito di tutto il resto.
Forse scoprirò di essere tra i primi, forse mi accorgerò di appartenere al gruppo dei secondi.
Non lo so, non m'interessa particolarmente: spero piuttosto di essere finalmente una cittadina un po' più rassegnata ai sacrifici che ci attendono.
Una cittadina un po' più fiera del proprio Paese.

4.4.06

Saggia e folle rassegnazione

Tutte le donne, con rare eccezioni, sono inclini allo sperpero. Perciò ogni patrimonio, ad eccezione dei rari casi in cui l'abbiano esse stesse acquistato, dovrebbe essere messo al sicuro dalla loro stoltezza.

Così Arthur Schopenhauer in quell'opera fondamentale, d'indiscusso valore divulgativo e filosofico che è "Parerga e Paralipomena".

Questo passaggio mi è tornato in mente alla notizia diffusa dall'Ansa due giorni fa' e ripresa da Indymedia Italia.

Un circuito di banche, nella città saudita di Medina, ha congelato i conti correnti di chi è senza carta d'identità e le donne, essendone ovviamente prive (in Arabia Saudita il loro nome compare soltanto sui documenti del marito), non possono ritirare denaro ricevere il proprio stipendio.

E' solo uno dei tanti soprusi che si verificano nell'esistenza di questi esseri umani di serie B. Un diritto elementare in una società come la nostra, viene altrove negato a donne come noi, vite senza nome.

Come può un individuo, privo di termini di paragone, valutare le dimensioni della tragedia che sta vivendo? Della quotidiana, sempiterna rinuncia allo struggimento, alla furia, al riposo, agli errori, alle vittorie? Alla vita?

Le donne musulmane, quelle che vivono in paesi particolarmente restii a concedere loro dei diritti essenziali, sono in grado di confrontare la loro "facile" esistenza con quella degli uomini, siano essi parenti o mariti.

Il loro nome sul documento di un padre, di un marito, di un fratello. I loro corpi taciturni, celati al mondo -fatti per accogliere una vita nuova,forse, ma sempre una vita amata- prestati a individui che le stimano né più né meno di un contentitore di sperma o di embrioni. In una società per cui sono e saranno ultime. Non seconde: ultime.

E quando il nulla cannibale si è saziato di quei tangibili e sofferenti fantasmi, quando il dolore è talmente intenso da divenire più efficace di un liberatorio anestetico, ecco il bivio: arrendersi alla non vita o morire.

Non esiste società in cui uomini discriminati decidano di cambiare sesso, ma esistono donne che abbandonano il proprio corpo -non vissuto come estraneo alla loro identità- per assomigliare al nemico e poter finalmente godere di quei privilegi proibiti.

Nella stessa Arabia Saudita in cui vengono congelati i conti di esseri umani privi di esistenza propria, ben 5 donne sono ricorse alla chirurgia per non subire più ulteriori discriminazioni, vivere in modo compiuto, lavorare, guidare una macchina, uscire di casa senza essere accompagnate.

La lotta per la conquista di quei diritti comuni, essenziali, è sembrata loro superflua, destinata all'insuccesso. Si sono arrese. Alla non vita hanno preferito la morte, il ripudio del loro corpo, l'annientamento del Sé.

Noialtre, da qui, non siamo autorizzate a condannare questa decisione grave, figlia della disperazione.
Dobbiamo, ripeto, DOBBIAMO, fare ciò che in alcuni paesi non è nemmeno consentito: dire no, opporre un sereno e pertinace rifiuto a chi parla della donna (e la tratta) come categoria, o le affibbia le etichette consuete: madre, puttana, carrierista, approfittatrice o angelicata...
No a chi rispolvera per comodità la litania dei luoghi comuni, soprattutto quando l'osservazione richiede una dolorosa e compromettente presa di coscienza, meglio, un'epifania.

L'ammetto: è un compito che preferiamo affidare ad altre. Noi siamo troppo impegnate a farci lo sgambetto, litigarci un babbeo o un posto di lavoro, invidiarci la linea ritrovata o smentire con veemenza chi ci accusa di femminismo.

Non saremo mai libere fino a quando un'altra come noi sarà costretta alla rinuncia della propria individualità, ad assicurare la discendenza all'oppressore mediante un corpo usato e asservito.
Dove siamo quando si tratta di difendere i diritti civili delle donne, noi pasciute e compiaciute femmine occidentali?

3.4.06

All'abbeveratoio

In questi giorni la mia sete di sondaggi è aumentata.
Dopo aver escluso a priori il servizio gentilmente offerto da Luigi Crespi (ora spin doctor di Bobo Craxi) a SOLO 1,80 euro al minuto, mi butto sui bookmakers presenti in rete.
Ci aveva già pensato Virtual Blog il 30 marzo, segnalando diversi siti di scommesse che vedevano Prodi vincitore su Berlusconi e io giungo -come sempre- in ritardo: Unibet, Betfair, Ciaobet sono stati oscurati dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato perché privi di concessione (non si accettano commenti sulla tempistica di questi provvedimenti, la dietrologia di sinistra è come la gramigna e le elettrici dei DS sono tutte racchie *).

Posso soltanto rinviarvi al post di Virtual Blog e pubblicare qui la quotazione di Sportingbet, l'unico sito scampato alla furia quanto mai opportuna dell'AAMS:

Romano Prodi 1,20
Silvio Berlusconi 4,00
Tutti gli altri candidati (?) 23,00



* Rocco Buttiglione, durante una manifestazione elettorale a Torino

31.3.06

Federico

Si dice verità ciò che è vero in senso assoluto o in relazione a determinati fatti.
E per la verità lotta la famiglia di Federico Aldrovandi, il diciottenne ucciso il 25 settembre a Ferrara dalla polizia.

I primi maldestri tentativi di celare quella verità che i parenti di Aldro vanno cercando, calpestano quell'amore che li spinge a voler scoprire il significato della morte del loro ragazzo: Federico era un tossico, quelle lesioni se l'è procurate, noi abbiamo solo potuto constatare...


La madre insoddisfatta del corso delle indagini, apre un blog nel gennaio del 2006.
Per avvicinarsi alla verità.
Per comunicare a noi tutti la sua disperazione e nutrirsi della nostra ansia di capire, della nostra indignazione per una morte crudele, insensata, sciocca, inutile, mostruosa e maledettamente banale...


Secondo i periti nominati dalla famiglia, la morte di Federico non è imputabile alle percosse subite (che l'hanno reso irriconoscibile), ma al soffocamento. Pare infatti che almeno una persona abbia ritenuto necessario per la nostra sicurezza di cittadini salire sulla sua schiena fino a comprimerne la cassa toracica e a farlo morire per asfissia.

Non intendo pubblicare la foto del corpo di Federico.
Non ritengo necessario, ai fini di quest'iniziativa, mostrare come alcuni poliziotti concepiscono la lotta alla criminalità.

Federico aveva assunto una pasticca d'ecstasy, quella notte.

Quel che penso è che fosse terrorizzato in quel momento. Gli stava crollando il mondo addosso. La vergogna di essere fermato dalla polizia, la patente allontanata perché aveva preso una pasticca. E aveva dimenticato la carta di identità.

Quella mattina nel vicinato dicevano che era morto un albanese. Nessuno si preoccupava più di tanto…
ci racconta sua madre.

Perché la sua è una morte banale?
Perché il povero ragazzo ha avuto il torto di essere stato scambiato per un extracomunitario. Scoperto l'errore, la polizia ha fatto il possibile per ostacolare le indagini, per scaricare la colpa su quel ragazzo che ha avuto, perlomeno, la ventura di essere italiano e di avere una famiglia caparbia e ostinata.

Il 15 marzo i quattro agenti che fermarono Federico per un controllo di routine sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio preteritenzionale dalla procura di Ferrara.

Il blog della mamma di Aldro ha mantenuto viva l'attenzione su questa tragedia, ma non basta. Si può, si deve fare di più.
Ecco perché v'invito a raccogliere l'appello di Senza Bavaglio : un post al giorno fino a quando giustizia sarà fatta. Fatelo dopo aver visitato il blog della mamma di Federico e cercate di non far cadere nel dimenticatoio questo crimine che ha distrutto per sempre tante vite.

30.3.06

La famiglia innanzitutto

Considerando la sincera preoccupazione del Dipartimento di Stato americano per i cittadini statunitensi (tanto da ritenere pericolose le manifestazioni di no-global, autonomi e compagnia bella), mi stupisce che non sia stato consigliato loro di tenersi alla larga dalle iniziative elettorali cui partecipa la nostra Vladimir Luxuria.
Eppure gli elementi che invitavano all'attenzione, alla cautela, c'erano tutti: il lancio di oggetti pericolosi (i finocchi, specie quelli grossi, non vanno presi alla leggera), gli intrepidi uomini di famiglia stanchi di stare in casa a molestare la moglie con le loro flatulenze, l'appoggio dei membri di un partito politico dal passato discutibile e persino la connivenza delle forze dell'ordine, che si son fatte attendere 45 minuti buoni prima d'intervenire (quando si tratta di anarcoinsurrezionalisti e destrorsi, il ritardo e' costituzionale).

Quanto accaduto a Guidonia non e' una novita': gia' a Ardea c'era stato un episodio analogo, seppur di minore gravita'. Invece ieri l'attacco alla candidata di Rifondazione ha avuto successo, tanto da costringere signore con bambini a circondare Luxuria per proteggerla dagli ortaggi volanti (che hanno la prerogativa di non colpire, neppure per sbaglio, i minori di 18 anni).

Avrei voluto occuparmi di Luxuria soltanto a elezioni avvenute.
Era mia intenzione, nonche' sommo desiderio, parlare di lei come di una deputata del nostro Parlamento che si impegna per i diritti civili.
Ahime', non e' stato possibile: Luxuria, per la sua storia e le sue scelte di vita, e' il bersaglio ideale per quegli italioti che intendono turbare questa campagna elettorale, sorvolando sui programmi e provocando gli elettori di Rifondazione.
Chapeau a chi non ha voluto farsi trascinare da codesti facinorosi e ha saputo ben giudicare e mantenere il controllo di se'.

Undici giorni.
Undici lunghissimi giorni... trascorsi i quali Luxuria continuera' a essere derisa, attaccata, disprezzata e insultata.