Non appena le circostanze me lo permettono mi piace recarmi nella provincia di Siena. Lì tutto, dai campi coltivati ai bassi vigneti, dalle tradizioni locali alla ricchezza artistica dei borghi, sa trasmettermi una sensazione di benessere, riconciliandomi con la perfetta imperfezione degli uomini e delle cose.
Il Senese è il territorio in cui vivrei e il fatto che ciò non sia possibile me lo rende ancora più caro.

A Siena come a Montalcino, mi sento a casa. Una casa concepita dalla saggezza della natura e dalla tenacia degli uomini. E nonostante il legame con quella terra non sia recente, mi capita ancora di entusiasmarmi alla vista della terra rossa in modo quasi infantile.
Entusiasmo condiviso dalle centinaia di migliaia di turisti che, ogni anno, giungono in questi luoghi, attratti dalla bellezza dei borghi medievali e dal paesaggio circostante.
Ora l'amministrazione di San Gimignano ha deciso di puntare a un turismo d'élite, non disdegnando un'introduzione del numero chiuso. Il piccolo borgo è sovraffollato, non resterebbe che regolare e limitare l'accesso al centro storico.
Non è un bello spettacolo quando si vedono cento pullman al giorno. Noi vogliamo accogliere tutti, ma soffriamo del fatto che la gente spesso sta per poche ore e poi se ne va- dichiara il sindaco di San Gimignano.
E l'assessore alla viabilità aggiunge:
Ciò che intendiamo fare è invitare i turisti a differenziare le loro presenze per evitare il sovraffollamento. Questo comporterebbe meno disagi per chi viene e una migliore vivibilità per gli abitanti. Vorremmo inoltre sensibilizzare i tour operator a organizzare le visite a San Gimignano non solo nel periodo da aprile a settembre
Lo scorso fine settimana mi trovavo, casualmente, a San Gimignano.
La località, a una ventina di chilometri da Siena, vicina alla superstrada che collega Firenze alla città del Palio, non lontana da Volterra e Certaldo, è il punto di partenza ideale per visitare la zona, principalmente per quei turisti che dispongono di tre o quattro giorni di ferie e possono godere solo per poco tempo della bellezza del luogo.
Le vie principali (Via di S. Matteo e di San Giovanni) sono percorse da comitive americane o tranquille famigliole francesi, attirate dalla Collegiata, le case-torre, Piazza del Duomo, Palazzo del Popolo.
Dalle vetrine giunge il richiamo delle salse per crostini e delle bottiglie di Vernaccia, ma non sono le sole: ecco, orrore!, variopinte confezioni di pasta barese e perfino l'Aceto Balsamico (industriale, ma nonostante la legge in vigore i produttori preferiscono non scriverlo) di Modena!
E allora domando: non è la stessa offerta turistica ( nel campo della ricezione e della ristorazione), culturale e commerciale di San Gimignano la principale causa del cosiddetto decadimento del centro storico?
Con luoghi d'arte chiusi al pubblico per restauro o dagli orari scomodi per i visitatori?
Con scadenti Bed and breakfast a non meno di 100 € per notte?
Con falsi agriturismi e ristoranti "tipici" nei cui menu figurano, senza alcuna vergogna , gli spaghetti alla Bolognese e le lasagne al forno?
Se l'offerta turistica fosse migliore, ci sarebbe senza dubbio anche un turismo d'élite.
Se chi opera nel settore puntasse alla qualità e rinunciasse a proposte tradizionali solo in apparenza (di autentico c'è soltanto la tariffa, sempre troppo alta), la selezione della domanda avverrebbe naturalmente.
Sono considerazioni valide – con alcune differenze- per altre importanti realtà turistiche italiane.
Le giunte comunali e gli enti locali del turismo si lagnano, temo, di situazioni cui hanno contribuito più o meno direttamente . Delle due l'una: o si ripensa in termini diversi l'offerta turistica, concependo in modo nuovo il rapporto del visitatore con la località "di villeggiatura", valorizzando i centri storici e artistici, o si accetta di vivere in borghi contraffatti, con tanto di turista mordi e fuggi che ripartirà dopo aver acquistato – se va bene- l'ultimo inutile vino industriale, l'ultimo sgradevole soprammobile in alabastro.
Per la concentrazione di turisti nei mesi primaverili ed estivi non ho soluzioni da suggerire.
Fino a quando l'homo sapiens sapiens non preferirà villeggiare a una temperatura di dieci gradi sottozero, le giunte comunali ed enti del turismo saranno tenuti a tollerare le altrui debolezze. Del resto il genere umano non è nuovo a rapidi mutamenti biologici. Nell'attesa potrebbero sedersi davanti a un piatto di tortellini con la panna all'ombra di un pergolato in un affollato borgo toscano. E chissà... il pasto potrebbe rivelarsi addirittura piacevole.