26.4.06

La verità sulla resistenza partigiana

C'è una verità di cui siamo stati privati per decenni. Ce l'hanno tolta i libri di testo, i media, i poteri forti e persino i nostri avi. Oggi nemmeno i più spregiudicati organi di controinformazione hanno il coraggio di rivelarla, per timore dei danni che uno shock del genere potrebbe arrecarci.
Restano gli indizi disseminati qua e là a beneficio dell'italiano medio da esponenti della politica locale e nazionale. Costoro non possono dirlo FORTE E CHIARO, si tratta di pecore nere, sì, ma "tengono famiglia". Una loro parola metterebbe a rischio la propria vita e quella dei loro cari Così s'accontentano di soluzioni di comodo, lapsus, sgarbi e dimenticanze.

Invece io, piccola donna coraggiosa, ho deciso di mettere a repentaglio il mio cellulare, il mio beauty case, la mia collezione di vini californiani (tanto non li bevo) e persino quella di cartoline perché la verità vale qualsiasi sacrificio. Qui, su questo blog, mi accingo a illuminarvi e informarvi, a sollevare il velo di Maya una volta per tutte:

i partigiani non ci hanno liberato dal nazifascismo.

Ma, obietterete, i documenti, le testimonianze...
BALLE.

Le prime informazioni risalgono al 1941.
I Partigiani, un gruppo musicale della Bassa, si esibiscono nei più noti locali da ballo del Nord Italia.
La formazione è composta da quattro elementi, uno meno dei Genesis degli anni d'oro, uno in più delle Bananarama: Nino, voce e song writer, Dino alle percussioni, Gino alla chitarra e Al Bino al pianoforte.

Dopo anni di scoraggiante gavetta agguantano finalmente il successo e diventano i protagonisti indiscussi della scena musicale che va da Vigevano a Goro, passando per Zibello. Oltre che sulle solide qualità esecutive, possono contare su testi crudi e scioccanti, decisamente all'avanguardia e sul carisma di Nino, leader del gruppo che contende al chitarrista Gino la palma del più sexy de I Partigiani.

"Bella ciao", "Fischia il vento", "Siamo i ribelli della montagna" sono state tutte scritte da loro.
Orde di fans si riversano nei locali della Padania intera per ascoltarli dal vivo. Grazie al passaparola nasce un vero e proprio culto. I giovani d'allora, insoddisfatti della mussoliniana way of life, ne copiano il look e le espressioni gergali, s'ispirano al loro stile di vita, estremo e provocatorio.
L'identificazione dei fans con i loro beniamini è tale da portarli a definirsi partigiani (con la minuscola, però).

Alla fine della guerra il gruppo si scioglie: troppe le tensioni nei rapporti tra i musicisti, troppi gli eccessi che ne minano la credibilità artistica. Gino torna alla porcilaia di famiglia, Nino va a cercar fortuna negli States, Dino si reca a Cuba per perfezionarsi musicalmente. Nessuna notizia di Al Bino e forse, con un nome del genere, è stato meglio così.

Terminato il secondo conflitto mondiale la nascente e già stremata Italia democratica ha bisogno di un patrimonio comune di riferimento, da cui attingere. Un'Italia liberata soltanto da simpatici yankees costituirebbe un pessimo modello per i giovani del tempo e quelli degli anni a venire.
Si rende necessario inculcare nelle teste di quegli scioperati valori come patria, libertà, amore per l'uomo. Così alcuni membri della Costituente decidono di creare il mito, che entrerà a far parte del patrimonio di ricordi collettivo.

Memori dei lenti cheek to cheek con qualche giovane procace nelle fumose balere della Padania, degli acuti di Nino, dei virtuosismi di Gino, gli augusti padri della Costituente riprendono i testi de I Partigiani e ritagliano sulla loro immagine il mito dei partigiani che è giunto fino a noi.

L'imposizione di valori (in maniera artificiosa e forzata) non è l'unico scopo di quest'impresa. I cattolici ci tengono a rimarcare il proprio ruolo nella lotta al fascismo, ai socialisti preme esaltare l'impegno durante quegli anni e i comunisti hanno bisogno di una legittimazione democratica e politica. Le principali formazioni politiche dell'epoca si servono di questo restyling per consolidare la propria posizione in un paese disastrato e quasi mortalmente ferito. Senza il mito della resistenza partigiana non avrebbero potuto proclamarsi campioni della nascente democrazia.

Da allora storici, artisti, giornalisti e gente comune hanno lodato le gesta dei partigiani e tramandato la leggenda a figli e nipoti.

Ecco perché siamo grati, oggi, a quanti lottano contro quest'aberrazione, a chi rifiuta tenacemente questo sfacciato e impudente falso storico. Dobbiamo dire grazie al deputato Fabio Garagnani che diserta la cerimonia di commemorazione della Liberazione organizzata dalla Provincia di Bologna e dobbiamo essere ancor più riconoscenti a Marino Lorenzini, sindaco di Monghidoro, che ha deciso di non invitare l'Anpi alla celebrazione del 25 aprile e dichiara, da uomo impavido qual è:

Dal 1995 in poi l'Anpi nel mio Comune non è mai esistita. Ho saputo l'anno scorso che è stata ricostituita, ma questa loro protesta, per il fatto che non sono stati chiamati a deporre corone, mi sembra un modo poco elegante per inserirsi in una manifestazione nella quale non erano mai esistiti.

Per codesti uomini la verità viene prima di tutto e va portata avanti nonostante il blaterare di sinistronzi antistorici e antidemocratici. Il loro esempio deve guidarci in questi anni in cui il concetto di democrazia non viene afferrato correttamente da tutti.

Certo, abbiamo poi saputo che un parente di Lorenzini non aveva superato il provino per entrare ne I Partigiani, ma questa è un'altra storia...

23 commenti:

Anonimo ha detto...

sei geniale. ti adoro

bragiu ha detto...

Per un attimo avevo pensato di aver sbagliato link e di essere finito su www.forza-italia.it
:)))
Grande

Anonimo ha detto...

La verità è sempre rivoluzionaria...

Anonimo ha detto...

:)

Anonimo ha detto...

Post fulminante, brava Undine...!

Anonimo ha detto...

beccata su kilombo, devo dire che la tua verità mi ha illuminato.
ho cos' anche capito perchèp mia nonna - che non era una partigiana, anzi credo fosse monarchica - ma era sicuramente mia nonna dolce e buona - dicevo, ho capito perchè mia nonna mi diceva: "enrico, metti l'acqua nel calderolo". Serviva infatti pe far cuocere le patate da dare ai maiali, che allora di porcate ne facevano delle belle. Non come le porcate che alcuni fanno oggi.
riflexioni.splinder.com

Anonimo ha detto...

perchè non mando questo tuo post al sigore di arcore almeno gli spieghi cosa è il 25 aprile ...povero per 5 anni non si sa quante scuse si è dovuto inventare per non andare alla manifestazione

munchhausen ha detto...

Finalmente ho capito la radice storica del termine "banda armata" :-)

P.S: Che il fascismo fosse solo un gruppo di fanatici della mazurca?

Anonimo ha detto...

Diavolo di una Undine.
Torni in forma. Sei stata una grande partigiana sotto elezioni. A differenza di qualche blog inutile e per la cultura dell'inutile. Medaglia al valore.

PiB ha detto...

Bentornata..eccome se bentornata!

Dblk ha detto...

Brava! Ciao, Dblk

Unknown ha detto...

:)))))
Bellissimo!
Ok, ok... ho finito di ridere, posso dire cose un po' serie.
"La morte è come una livella", diceva qualcuno che di risate ne ha fatte fare tante. Un partigiano morto, resta un morto. Un soldato morto in Normandia, resta un morto.
Senza armi non ci sarebbero guerre. Le guerre sono sempre premeditate a fini di lucro.
Detto questo, a volte la lotta armata rimane la via più veloce per la pace e la libertà: basta tener sempre presente che non è la migliore. Mai.

Anonimo ha detto...

ORA E SEMPRE RESISTENZA

SI-FA-SI ha detto...

Cara Undine, come sarebbe bello tu potessi partecipare ai nostri "mercoledì da leoni", boia le risate che ci potrmmo fare.
Sei la meglio, senza dubbio.
Un bacio.

FA

Anonimo ha detto...

Ci ha liberati Mussolini dal nazi-fascismo. Non lo sapevi vero? :-))

Anonimo ha detto...

è noto d'altronde che la resistenza l'ha fatta andreotti da solo e a mani nude.

sgominando gli aguzzini nazisti e gli aguzzini comunisti (che erano molti, molti di più, e incredibilmente più crudeli).

Anonimo ha detto...

Se non continuiamo a vigilare, tra qualche tempo faranno in modo che la verità venga dimenticata.
Ora e sempre Resistenza.
Un abbraccio,
luigi
O.T. ti ho linkato anche io presidente

Anonimo ha detto...

MI FAREI ANCHE UNA RISATA se non avessi paura che qualcuno non capisca l'ironia e ti prenda sul serio.
In fondo, questo post potrebbe essere preso dalla Padania o dal Secolo XIX...
Potrebbe essere un discorso di Berlusconi, che dai "Romolo e Remolo" in poi ha smesso di studiare. Per favore, stai attenta: hai in mano un'arma tremenda, con questa tua satira ironica. Per favore.

Cilions ha detto...

Bentornata...
si sentiva la tua mancanza;)

Anonimo ha detto...

vorrei aggiungere al tuo esuastivo post che finalmente smaschera la operazione di disinformatia della propaganda comunista alcune notizie che ho raccolto sul mitico Al Bino scomparso nelle nebbie delle vallate padane .
Al Bino ha continuato la sua attività di cantore popolare sotto mentite spoglie per sfuggire agli sgherri comunisti che dopo essersi appropriati delle sue canzoni volevano usarlo per la propaganda sull'Unità ...

ed cosi compone sotto il nome di Gal Banin la nota ballata "Gli albini con la biuma sul cabbello", la canzone napoletana "O partigiano nun se scorda a mamma" .
Malgrado l'età avanzata ha partecipato al reality show "Il grande cazzello" sotto le mentite spoglie do Al Bano

Anonimo ha detto...

ps
certo che definire Capitale umano Caragnani ci vuole una bella faccia tosta

derbeer ha detto...

Dovrei far leggere questo post a mio cognato.
Brava, hai espresso quello che penso sempre io quando sento il Berlusca straparlare sul pericolo di un governo comunista!

Anonimo ha detto...

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