17.9.05

Ho trascorso buona parte dell' infanzia da mia nonna, i miei mi portavano li quando andavano a lavorare. Sono cresciuta in campagna, mangiando le crepes con la marmellata di prugne che mi faceva lei, giocando con i cani, inventando favole. E c'era il nonno che, tra un impegno e l'altro, veniva a vedere cosa stessi combinando.
Ora se ne sono andati via tutti e due, e mi domando se avrei potuto essere migliore e/o fare di piu' per loro. Inutile insistere, la risposta contiene soltanto rimproveri.

Mi sono sempre lamentata del mio aspetto fisico.
Ma ora, quando mi guardo allo specchio, vedo il naso e la fronte di mio nonno, le piccole snmorfie e i grandi occhi di mia nonna. I modi bruschi dell'uno, la suscettibilita' dell'altra.
E il cuore resiste e mi sembra che abbia ancora un senso continuare ad andare avanti perche', al di la' delle malattie, del dolore, della morte, lasciamo in dono qualcosa di noi a coloro che ci hanno amato e che sono rimasti.