6.9.05

La mia manaccia arrogante e piena di sé ha portato il mouse sul blog di una persona che ho criticato pochi giorni fa. Mi apprestavo a visitarlo e a criticare l'autrice, a trovare la più piccola ragione per attaccarla.

Posso dirlo?
Avrei voluto trovare un migliaio di ragioni, criticare il suo blog per la grafica, per determinati post, per la supponenza che credevo di aver indovinato in una sua recensione.
Sarei stata stronza e contenta.

Zitta-zitta me ne sarei tornata qui e avrei sparato a zero, io che vado orgogliosa della mia imparzialità.

Avrei voluto attaccarla.

Invece oltre il mio nasino c'è un mondo, sentimenti che mi ostino ad ignorare, dolori di cui non sono a conoscenza, dolori piccoli. O grandi, come in questo caso. Dolori come il suo.

Mi sono bloccata e ho letto. Cliccato e letto ancora. Ho letto un post intenso, ho letto parole e dietro quelle parole c'era davvero qualcuno. A volte lo dimentico.

Mi sento impotente di fronte a quel gigantesco enigma che è la morte. Le mie certezze rimangono, ma come offrire consolazione a un dolore senza fine? E perché farle da maestra di vita?


Fortuna vuole che io creda in qualcosa, in qualcuno.
Nemmeno qui, per il rispetto che nutro nei vostri confronti, esibirò quelle che sono le mie “convinzioni”.

Quanto male inutile, lacerante, gratuito, ingordo che viene a succhiarci il sangue.

Me ne sono andata in silenzio.
Ho ridimensionato i miei GRANDI GRANDI problemi di merda.
E ho eliminato il post in cui l'attaccavo. Di più non posso fare.

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