10.9.05

Il telefono e zia Assunta


Avete presente quelle care, vecchie ziette che telefonano soprattutto per discutere a fondo e con competenza di ogni malattia o semplice malanno di un familiare proprio o altrui?

Ogni famiglia che si rispetti ne ha una in dotazione.
Sono perlopiu' donne anziane, sole o che vivono come se lo fossero.
Non hanno interessi perche' hanno dedicato l'esistenza alla famiglia e al lavoro.

Cresciuti i figli, andate in pensione, si sono trovate un hobby: la malattia.

Ne abbiamo una anche noi: la zia Assunta.

Brava donna, sempre gentile e partecipe. Ho ricevuto da lei quantita' industriali di cioccolato Milka: alla nocciola, con l'uvetta, al caffe', al biscotto.
Ne ricevo tuttora.
La zia Assunta telefona, da quando ho memoria, due volte a settimana, verso le sette del mattino.

Mia madre si avvia rassegnata al telefono (data l'ora) e pronuncia QUELLA frase, con un'intonazione che non e' mai cambiata durante gli anni.
- Che dici Za Assu'?

Ed e' proprio cio' che si accinge a fare: ascoltare cio' che dice. Il siero al ginocchio, l'acqua al cuore e una caterva di malanni che impedisce di recuperare, in giornata, il buonumore.

Non sta mai bene. MAI.
L'assenza di disturbi non garantisce la salute. E infatti non l'ho mai sentita dirsi soddisfatta delle proprie condizioni fisiche.

Mia madre, con i problemi alla schiena e alle ossa in generale ( e con meta' degli anni della zia Assunta), e' tenuta ad ascoltare le sue lamentele e a non lamentarsi.

Sono stati anni di monologhi, piu' che di conversazioni.

Ma la fortuna ha arriso alla tenace zia Assunta.
Tutti e tre i miei nonni sono passati per l'ospedale e la zietta si e' immersa con volutta' nelle disavventure della nostra famiglia.
Chiama tutti i giorni.
Chiama per dire che vede malissimo la mia nonna paterna ad esempio.
Chiama per raccontare di uno zio di Pistoia che e' morto in seguito ad un incendio. Pur non avendolo visto, siamo a conoscenza dell'entita' delle ustioni e della quantita' di carne viva sul corpo del povero zio.
Chiama per sapere della fisioterapia di mia nonna e della prostata di mio nonno.

Cosicche', qualora i miei volessero sospendere per un minuto il pensiero rivolto ai propri genitori, non potrebbero comunque farlo.

Squilla il telefono.

-Pronto?
-Pronto Rusa'?
-No zia, sono io.
-Ciao! E la mamma?
-E' a lavorare.
-Ah! Lavora!?

Si, lavora, lavora da circa vent'anni e lo sanno persino le pannocchie del campo dietro casa nostra.

Cosi le racconto, in modo succinto, dei polmoni di mia nonna paterna, del femore di mia nonna materna e della prostata dell'unico nonno rimastomi.
Cio' non puo' bastare a soddisfare la sua curiosita', ma la delusione della zia e' mitigata dal pensiero della prossima telefonata.
Chiamera' domani, ore sette.
Mia madre rispondera' e pronuncera' la frase fatidica:
-Che dici za Assu'?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sbagliare è umano.
Purtroppo certa gente nemmeno se ne rende conto e...
...perseverare è diabolico.

Undine ha detto...

Sabagliare è umano,sì. Certe volte me ne dimentico però.
A chi ti riferisci?
E, già che ci siamo...chi sei? :)

Anonimo ha detto...

Semplicemente, spesso non abbiamo la freddezza e la forza necessaria per ricordarcelo.
Comunque era un discorso sia generale che riferito a me.

...come va con l'uva?