Riporto qui una notizia letta ieri sul Televideo di TRC. E' stata tolta dopo poche ore.
Indignata reazione di Luca Caselli di A.N perché, martedì sera, il consiglio comunale di Sassuolo avrebbe negato il tributo di un minuto di silenzio agli elicotteristi dell'Esercito morti, nei giorni scorsi, in Iraq.
Caselli stesso aveva proposto l'omaggio a seduta del consiglio iniziata. Il presidente Patrizia Barbolini ha risposto che, a quel punto, il consiglio doveva proseguire i lavori.
Caselli stigmatizza l'episodio e commenta "Questo è il senso dello stato che regna in provincia di Modena".
Barbolini precisa che il ricordo dei militari morti è in calendario per la prossima seduta.
Ora, non so voi, ma per me qui siamo al delirio (e sono generosa).
Possibile che il consiglio comunale di Sassuolo non abbia trovato UN MINUTO per ricordare le nostre ultime quattro vittime in Iraq?
Non si sfiora il ridicolo inserendo l'omaggio nel calendario della seduta successiva? Un minuto per ricordare dei morti?
Il fatto che ciò sia stato proposto a "seduta iniziata" non ha importanza.
Sarebbe stato compito del presidente proporre un minuto di silenzio per i nostri connazionali. Ad inizio seduta. Invece si è offerta l'occasione ad un consigliere di destra di essere accusati di scarso senso dello stato. E NON HA TORTO.
Poco importa che l'intervento italiano in Iraq non abbia raccolto il consenso della maggior parte della popolazione, è doveroso tributare un sincero omaggio a chi è morto là. Meritano un minuto di silenzio non per la loro appartenenza all'esercito, ma perché si tratta di padri e figli che sono tornati a casa in una bara. Erano in Iraq per mantenere la propria famiglia, mandati là dallo scarso senso della vita (e dello stato, e della pace) di qualcun altro.
Poi può obiettare che "se la sono cercata" (dissento, ma mettiamo pure che sia andata così... E ALLORA?)
Si può dubitare del dolore del consigliere di A.N., che la notizia dei sequestri di giornalisti e volontari in Iraq lascia alquanto indiffente.
Ma nulla mi toglie dalla testa che, l'altra sera, la nostra appartenenza al genere umano -quello capace di provare compassione- sia stata semplicemente avvilita.
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