E' vero.
Sono egocentrica, ma mai e poi mai mi mettero' a frignare con coloro che vedo e sento quotidianamente. Ne' mi faro' venire 'attacchi di pianto' con quelli che vedo e sento ogni due o tre mesi. Non ho pianto nemmeno il giorno del funerale di mia nonna e non per un preteso atteggiamento stoico, che non mi appartiene, quanto piuttosto per considerazioni terra-terra.
Il mio dolore e le considerazioni che gravitano attorno ad esso non vanno esibiti... la compassione e/o la simpatia ricevute non alleggeriscono il mio peso.
Avevo addirittura scritto un post riguardante il lutto che mi ha colpita, ma persino con 'voialtri' ho avuto un soprassalto di dignita'. No, non e' il termine esatto. Chi permette al proprio dolore di mostrarsi non manca di dignita'.
Ecco, per usare un termine piu' crudo, ritengo che piangere e raccontare a tutti quanto soffro sia poco pratico.
Posso contare su poche persone e il loro conforto rappresenta molto per me. Lamentarsi della morte, della malattie, delle disgrazie, della fragilita' delle cose umane non diminuisce la gravita' dell'accaduto.
Forse e' la montagna di libri su karma, reincarnazione, esperienze premorte, ipnosi regressiva, ad avermi condizionata.
O forse e' l'eterno irrisolto conflitto tra due culture, quella da cui provengo e quella in cui sono nata e cresciuta, a farmi parlare del male in maniera cosi cinica.
O la terza ipotesi: non sopporto la vista delle lacrime perche' mi ricordano cosa ci e' successo e cerco di dimenticarlo e/o rielaborarlo.
Ma perche' piangere ora, caspita?
Avremmo dovuto sbrigarci PRIMA, dimostrarle PRIMA cio' che provavamo per lei, anziche' considerarla come un soprammobile o un vecchio salvadanaio (non io).
Piangere ORA ... a che pro?
Mi sta tremendamente sulle palle. Non cambia le cose. Si elemosina attenzione da chi non puo' comunque comprendere cio' che soffriamo.
Adesso ce la dobbiamo scontare e convivere con i nostri rimpianti.
Niente bocconcini, niente 'mi dispiace'.
Dobbiamo cavarcela da soli.
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